Sabato 20 Aprile 2024

L’antirazzismo non si mostra a comando

Davide

Rondoni

Vedo che sui media italiani si comincia a dare degli ’immorali’ ai calciatori che non si inginocchiano ’contro’ il razzismo. Brutto segno. Siamo vicini al brodo di cultura del totalitarismo. Nessuno si sognerebbe di dare dell’immorale che so, a un cittadino che di fronte a una croce esposta in una scuola non si segna. Un conto è il valore dei simboli e il rispetto che ad essi si deve (che però non sono tutti uguali, e traggono il loro valore da un processo lungo di storia, istituzioni, vicende complesse) un conto è obbligare a viverli tutti allo stesso modo. Ognuno deve poter manifestare le proprie idee, esporre simboli (nei limiti di regole decise da chi ha la responsabilità di governare un Paese o un organismo come la Uefa). E si può discutere sulla opportunità di farlo. Ma pensare che chi non espone simboli (o gesti simbolici) che voglio io significa che è immorale, ecco, è l’inizio di una deriva pericolosa. Vorrei lasciare due inquietudini ai moralisti di questa buia epoca: negli stadi si gridano offese non di poco conto contro mamme di arbitri, mogli e figlie di giocatori, difetti fisici di ogni genere ecceterea.

Sono offese di minor conto rispetto a quanto avviene nelle offese per razzismo? Chi lo ha deciso? Inoltre, nel mondo ci sono problemi enormi come la morte di un sacco di bambini per fame, tralasciando altre calamità. Vogliamo trovare un simbolino anche per loro? Temo che il ’razzismo’ – parola tanto vaga quanto imprecisa e elastica – sia una questione comoda. Dichiararsi antirazzisti non è difficile. Se però poi si dà degli immorali a chi non si comporta come noi, si ricade esattamente in una forma subdola di razzismo. Perché si sa, il germe del razzismo alligna dove c’è una ’razza’ o lobby o brigata umana (bianca, nera, etero o omosessuale che sia, gialla, greca, atea o credente, di sinistra o destra che sia) che ritiene gli altri più bassi e ’immorali’.