Venerdì 10 Maggio 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

La premier e il caso Cospito "Delmastro non si tocca" E rilancia le accuse al Pd Ma in FdI è guerra fredda

Meloni mette in guardia maggioranza e opposizione su un clima "che si sta surriscaldando". Nel partito e tra gli alleati nessuno interviene in difesa di Donzelli e del sottosegretario

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di Ettore Maria Colombo

Meloni blinda i suoi, ma lo fa da sola, in pratica. Dopo le critiche delle opposizioni e dei media di "reticenza" sulle polemiche innescate dalle accuse lanciate al Pd dagli esponenti di Fdi Delmastro e Donzelli per la visita all’anarchico recluso al 41 bis Alfredo Cospito, il presidente del Consiglio sceglie una lettera al direttore del Corriere della Sera per onorare l’impegno, promesso a Berlino.

Il problema sono i malumori e i borbottii che, per quanto sottaciuti, ci sono anche dentro il suo partito, sul comportamento ai limiti della rottura politica tenuto dai suoi colonnelli. E il gelo che cala da parte degli alleati, Lega e FI. L’ala che fa capo a Rampelli, ma anche figure moderate e istituzionali di FdI (Mantovano, Fazzolari) è già da giorni perplessa sulle uscite così dure dei due pasdaran meloniani. Nessuno lo dice pubblicamente, ma anche dentro FdI non in moltissimi si espongono a difenderli. Ma soprattutto né Salvini ("La polemica Donzelli-Pd non mi appassiona" si limita a dire) né tantomeno Berlusconi (che ieri è intervenuto in lungo e in largo nell’ambito della campagna elettorale lombarda) spendono una sola parola a difesa dei due colonnelli meloniani. Non solo. Nelle dichiarazioni ‘a batteria’ che, in casi come questi, sempre si producono, dopo una nota così importante della premier non c’è un solo parlamentare, colonnello o big dei due partiti alleati che dica una parola sia per supportare e difendere sia Donzelli e Delmastro che per sottolineare la stessa richiesta della premier di "abbassare i toni". FdI viene lasciata sola a parlare e a continuare a difendere Delmastro e Donzelli, ma anche a sostenere la ‘linea’ Meloni, contro opposizioni molto arrembanti e aggressive.

Tornando alla lettera, Meloni premette di "non essere intervenuta finora" per "non alimentare una polemica che considero controproducente". Ma "i toni si sono alzati troppo", da qui "l’invito a tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia", per riportare il discorso al livello di un confronto "franco ma rispettoso". Ma l’invito a "abbassare i toni" è l’unica concessione della premier alle pesanti richieste delle opposizioni che vogliono le dimissioni di Delmastro dal governo e di Donzelli dal Copasir.

"Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni" ha replicato infatti Meloni, che poi attacca: "È singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva" e "paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Pd". Meloni tiene botta e spalleggia le accuse di Delmastro e Donzelli: "Quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiederne la revoca per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata".

Infine, la premier avverte: attenti, "attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando". Da qui l’appello a vigilare "a tutti, politici, giornalisti, opinionisti". Ovviamente, l’appello di Meloni cade nel vuoto. La replica della premier è troppo dura, persino ambienti di FdI la trovano eccessiva, figurarsi gli alleati, specie FI, ma anche la Lega, dove il silenzio è imbarazzato, pieno, totale, assoluto. Se non fosse per i presidenti di FdI alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, parlano solo i partiti di opposizione. Il leit motiv è uno ("Meloni invece di spegnere il fuoco lo riattizza") e le richieste due (dimissioni di Donzelli e Delmastro).

Il Pd risponde in modo rabbioso, e sopra le righe, con una nota firmata dal segretario, Letta, e dalle due capogruppo di Senato e Camera (Malpezzi e Serracchiani), definendo Meloni "un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile e che rilancia polemiche strumentali e livorose contro l’opposizione". Ma anche il Terzo Polo non fa sconti. L’M5s, più furbo, finge di "raccogliere" l’invito a "abbassare i toni", ma la Meloni – affonda Conte – deve imporre le dimissioni ai suoi due fedelissimi".