Lunedì 29 Aprile 2024

La musica ci ha vaccinato contro l’infelicità

Boom di brani scaricati durante il lockdown. Il report dei discografici: ora in Italia si ascoltano canzoni per almeno 19 ore alla settimana

La violinista Lena Yokoyama ha suonato nel lockdown sul tetto dell’ospedale di Cremona

La violinista Lena Yokoyama ha suonato nel lockdown sul tetto dell’ospedale di Cremona

Avevamo visto la gente cantare sui balconi, i musicisti suonare sul tetto di casa. Poi sono arrivati i concerti via web, senza applausi e pubblico in sala, e la Prima della Scala di Milano in diretta streaming, con platea e palchi vuoti in osservanza delle restrizioni.

La pandemia da Covid-19 per molti mesi ha fermato tutto ma non la passione per la musica. E se quello degli spettacoli dal vivo resta un nodo tutto da sciogliere anche a ripartenza avviata, il mondo della canzone esce dalla stagione dell’emergenza sanitaria rinforzato. Vaccinato anche contro imprevisti e mutazioni così grandi da incidere sulle più radicate abitudini di un’intera società. Per i forzati del lockdown la musica è stata una grande compagna. E l’ascolto in audio streaming sopravviverà alla pandemia da Coronavirus arrivando a contagiare - e a integrare - anche il mondo della musica dal vivo. Questo, almeno, si ricava dal rapporto dell’Ifpi, l’organizzazione che rappresenta l’industria discografica in tutto il mondo, pubblicato ieri. Engaging with Music, questo il titolo del report, esamina le modalità di consumo musicale attraverso 43.000 intervistati nei principali 21 mercati del mondo: di fatto, il più grande studio in materia.

Rispetto a due anni fa, rileva la ricerca, il tempo trascorso ad ascoltare la musica è aumentato: "A livello globale i fan ascoltano infatti una media 18,4 ore a settimana, mentre in Italia il dato sale a 19,1 (in crescita rispetto alle 16,3 ore del 2019)". Non è poco per un Paese dove l’acquisto di musica è sempre stato più basso rispetto a Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna. "Durante la pandemia, quando i decreti ci costringevano a restare chiusi in casa, la musica ha svolto un ruolo importantissimo", osserva Enzo Mazza, presidente della Fimi, l’associazione dei discografici italiani. "È stata l’occasione per consumarne di più. E, ovviamente, per prendere maggiore confidenza con i nuovi metodi di fruizione delle canzoni, legati all’evoluzione delle tecnologie". Infatti, anche sull’onda degli investimenti delle etichette discografiche, l’interesse per lo streaming continua a crescere, "dimostrando – precisa il report – un valore sempre più centrale per i fan: il tempo trascorso ad ascoltare la musica tramite audio streaming in abbonamento in Italia è cresciuto del 100 per cento".

Conferma Mazza: "Il digitale sta diventando centrale nell’ascolto. Da Paese che arrancava siamo diventati una realtà dove gli abbonamenti alle piattaforme che vendono canzoni stanno registrando un’impennata". Scontate le cause, anche a prescindere dal Covid. Il facile accesso e l’autonomia che i servizi offrono nella scelta in rete di musica e artisti preferiti sono la principale molla verso la cosiddetta "musica liquida". Anche lontano dal vecchio e redivivo giradischi o in assenza di raffinati impianti hi-fi, ritmo e melodia non hanno perso la loro forza ammaliante.

"Risulta sempre più evidente - si legge ancora nel report - come la musica sia in grado di offrire un potente contributo al benessere emotivo in tempi difficili: in Italia l’86 per cento ha affermato che la musica ha fornito una dimensione di divertimento e felicità durante la pandemia e il 73 per cento che la musica ha fornito un senso di normalità durante il lockdown". Un supporto emotivo soprattutto per i più giovani: il 71 per cento dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni dichiara che le nuove release degli artisti preferiti sono stati d’aiuto durante la pandemia. Un’eredità destinata a dare frutto anche in futuro. Specie sulla spinta dell’inarrestabile innovazione tecnologica che ha già generato gli short video, i live streaming e la commistione con il gaming. "È in corso una vera transizione digitale del pubblico italiano – conclude Mazza – i concerti via web hanno permesso ai fan di restare vicini alla musica. Dopo il Covid il live streaming non potrà che diventare una dimensione aggiuntiva al cartellone dei concerti dal vivo".