Lunedì 20 Maggio 2024
SILVIA BINI
Cronaca

La maestra che sfidò i sindacati: "Basta scuse, torniamo in cattedra"

Prato, a maggio l’insegnante si attirò le critiche anche dei colleghi per aver letto favole al parco con gli alunni. "Prof chiedono soldi per rientrare prima in classe per i corsi di recupero? Assurdo, siamo a casa da marzo".

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"Non vedo l’ora di tornare a scuola", dice Francesca Sivieri, la maestra dell’infanzia di Prato che a maggio dette un colpo di spugna ai lunghi mesi del lockdown selezionando un bel po’ di libri dedicati ai più piccoli. Poi scelse il giardino giusto e seduta su un plaid, alla debita distanza e con la mascherina d’ordinanza, tornò ad incontrare i suoi allievi. Un’iniziativa che non passò inosservata. Pochi giorni dopo fu accusata dalla Cisl di far passare come ‘lavativi’ i suoi colleghi di scuola. E oggi dice: "Anche noi insegnanti dobbiamo tornare al lavoro responsabilmente". Tre mesi fa il caso Prato sollevò un polverone, arrivarono le scuse del sindacato e a fine luglio il ministro dell’Ambiente premiò l’insegnante pratese come esempio di buona pratica didattica. A meno di due settimane dal suono della campanella, Sivieri si prepara al rientro in classe.

Lei che è stata il simbolo della resistenza delle maestre di buona volontà, come vede questa difficile ripartenza della scuola?

"Al momento non ci sono molte certezze, ma sono in attesa come molti colleghi di varcare di nuovo il portone della scuola".

Per lei che ha fatto notizia tornando ad incontrare i suoi alunni in un giardino mentre le scuole erano chiuse, quanto è importante che possa ripartire l’anno scolastico?

"Dobbiamo permettere ai bambini di tornare alla loro vita, hanno bisogno di ritrovarsi, di vivere la quotidianità. Devono tornare a socializzare: sono stati mesi difficili, di lontananza. La priorità deve essere per tutti la ripartenza della scuola".

A proposito di ripartenza: cosa pensa degli insegnanti ‘riottosi’, coloro che, magari una minoranza, vogliono essere pagati per tornare prima del 14 settembre per le lezione di recupero?

"Come tutti i lavoratori che sono tornati al loro posto anche noi insegnanti, nel momento in cui veniamo chiamati, dobbiamo rientrare. È da marzo che non siamo più in classe, se adesso c’è la necessità di tornare a lavoro dobbiamo farlo. È una questione di responsabilità".

Si parla anche di certificati medici che alcuni insegnanti potrebbero presentare per evitare il rientro…

"Non credo che si possa presentare un certificato medico per evitare il lavoro, ognuno comunque agirà secondo la propria coscienza. Tornare a insegnare in presenza è un dovere e un atto di responsabilità".

Le fa paura il Covid? E l’idea di stare ogni mattina in una classe con dei bambini?

"Non ho paura del virus. Nel momento in cui nasciamo, la vita ci mette davanti a dei rischi che dobbiamo affrontare. Il rischio di oggi si chiama Coronavirus e io lo vivo con la stessa preoccupazione di quando esco di casa e attraverso la strada. Adottando i giusti comportamenti credo che si possa tornare alla normalità".

Come pensa che sarà quest’anno scolastico? Che sentimento prevale?

"Sarà un anno particolare, ma sarà comunque bello e ci lascerà insegnamenti importanti".

Teme che sarà difficile gestire gli allievi tra distanze e sicurezze?

"Credo che sapranno essere molto più responsabili di quanto crediamo. Non vedo l’ora di tornare a giocare con i miei bambini, stare con loro e crescere insieme a loro. La situazione sanitaria di oggi non è più quella di marzo. Non possiamo arrenderci".