Giovedì 2 Maggio 2024

La madre ’maestra’ Scuola senza sostegno per sua figlia disabile "Ogni giorno vado io"

La bimba, 5 anni, da piccola fu operata alla trachea e le salvarono la vita. Il Comune ha garantito un’infermiera solo per otto ore a settimana. La mamma: "Ne servirebbero almeno 40, devo rinunciare a lavorare".

La madre ’maestra’  Scuola senza sostegno  per sua figlia disabile  "Ogni giorno vado io"

La madre ’maestra’ Scuola senza sostegno per sua figlia disabile "Ogni giorno vado io"

di Francesco Zuppiroli

RIMINI

Il cuore di mamma non ha confini. Neanche quelli della scuola materna di un paesino della Valconca, in provincia di Rimini, dove Anna Pagano, 50 anni, si reca tutti i giorni pur non essendo né maestra né operatrice scolastica o tantomeno infermiera, per prendersi cura di sua figlia di cinque anni, portatrice da quando aveva otto mesi di tracheostomia e Peg (gastrostomia endoscopica percutanea) a seguito della colonizzazione di tre batteri che ha reso necessaria l’incisione chirurgica della trachea per salvarle la vita. Tutte le mattine, nel piccolo comune della provincia riminese, mamma Anna si alza, accompagna all’asilo la piccola e non torna indietro. Resta lì.

Seduta al fianco di una fotocopiatrice nei corridoi, in quello che Anna scherzosamente definisce: "Il mio ufficio". Lì mamma Anna aspetta, tutti i giorni, pronta a prendersi cura da un momento all’altro della propria piccola.

"Ascolto musica, guardo il telefono – racconta – ma sempre in guardia perché non si sa mai di cosa mia figlia possa avere bisogno: le porto la merenda, le cambio il pannolino e, nella peggiore delle ipotesi, le opero un’aspirazione tracheostomica con un apposito macchinario che ho sempre con me". Una supereroina, Anna, abituata da ormai due anni – dall’aprile 2021 quando post Covid la figlia ha iniziato a frequentare la materna – a indossare la doppia veste di mamma-infermiera. "Mia figlia avrebbe diritto a un’assistenza infermieristica di 40 ore settimanali e 16 di assistenza per l’autonomia e la comunicazione – spiega Anna Pagano –. Quest’ultima è del tutto assente, mentre per l’assistenza infermieristica il Comune ha predisposto la presenza di un’operatrice per appena tre ore e mezza alla settimana, solo dall’inizio di quest’anno aumentata a otto ore settimanali". Per il resto del tempo, a scuola per la bambina disabile c’è solo mamma Anna.

"Cinque ore al giorno – continua – resto a scuola avendo ormai rinunciato all’emancipazione anche economica dal momento che questo impegno non mi consente di lavorare nemmeno part-time". La donna, infatti, ha altri due figli da accudire, un mutuo da pagare e alle spalle un matrimonio finito. "L’assegno unico e la pensione di invalidità sono le sole entrate di cui dispongo e faccio i salti mortali per tenere in piedi la famiglia e, allo stesso tempo, essere mamma e infermiera di mia figlia ’h24’". Ma se da due anni la donna è abituata a nuotare nel mare di difficoltà, un salvagente prova sempre ad arrivare dalla comunità del paese.

"I miei vicini e qualche consigliere comunale cercano di aiutarmi con piccoli sostegni economici o offrendomi passaggi per la spesa o per accompagnare mia figlia a scuola e alle visite – così la donna – ma le risposte che cerco dovrebbero arrivare dal mio Comune. Perché capisco che in questo momento i soldi non siano tanti, ma il servizio di assistenza di cui mia figlia ha bisogno non è marginale".

Alla donna sarebbero anche arrivate rassicurazioni per cui con l’entrata della bambina nella scuola dell’obbligo, l’assistenza dovrebbe essere garantita. "Eppure mancano sei mesi circa all’ingresso di mia figlia alle elementari, ma Comune e Ausl Romagna non mi hanno fornito dettagli e io continuo ad andare a scuola, a sedermi di fianco a quella fotocopiatrice e aspettare che mia figlia abbia bisogno di me".