di Marco Santangelo
L’acqua scroscia sul parabrezza, mentre il brusio ovattato delle voci degli automobilisti in preda alla paura ci avvisa che qualcosa di grave è appena successo. Alziamo lo sguardo sull’A14: lontano, davanti ai nostri occhi, una striscia d’acqua torbida. Il Montone è esondato e l’acqua ha invaso entrambe le corsie per centinaia di metri. Nessuno sa cosa fare. Sono quasi le otto del mattino ed è l’inizio di una giornata da incubo sulle strade. Da più di un’ora siamo imbottigliati nel traffico tra Faenza e Forlì. Il navigatore satellitare non segnala incidenti, il tempo d’arrivo resta invariato: trenta minuti alla destinazione. Piove ininterrottamente da ore, o meglio: da giorni. Davanti, dietro e intorno alla nostra auto cominciano a incolonnarsi auto e camion, la coda cresce secondo dopo secondo. Non si vede la fine, tantomeno l’inizio, mentre l’asfalto fradicio cattura i riflessi intermittenti di centinaia di indicatori di direzione lampeggianti. Eppure il tempo passa e non si avanza di un centimetro.
Per un attimo il tempo sembra essere dalla nostra parte: smette di piovere e qualcuno scende dall’auto per condividere qualche lamentela. Dalla corsia opposta il traffico scorre regolarmente, ma qualche automobilista, passando, fa cenno di indietreggiare. "Ci sarà un incidente", suppone un camionista. Un ragazzo sale sulla barriera spartitraffico per scrutare l’orizzonte e grida: "È tutto allagato". Non facciamo in tempo a guardare anche noi che un elicottero dei vigili del fuoco, a bassa quota, sfreccia alle nostre spalle. Dalla testa della coda vediamo persone correre: "Fate marcia indietro, presto! Più avanti le macchine sono sott’acqua e se non andate indietro qui rischiamo un disastro".
Indietreggiare è impossibile. I più curiosi avanzano verso la zona critica, dove l’elicottero ha già iniziato a soccorrere chi è in difficoltà. Più ci avviciniamo e più la strada è invasa da acqua e fango. La maggior parte delle persone è fuori dall’auto, soprattutto dove l’acqua ha raggiunto l’altezza dei finestrini. Avanziamo sopra al newjersey fino a ritrovarci di fronte uno scenario apocalittico: la piena del Montone ha investito l’autostrada allagando le corsie. Un ragazzo è a pochi metri dal devastante flusso d’acqua, l’auto è completamente sommersa, si vede appena il tettuccio.
Intanto una pattuglia della polizia, dall’altoparlante, ordina a tutti di allontanarsi e restare vicini alle auto. Si teme il peggio e in molti puntano gli occhi ai cavalcavia. Verso le 11, dopo quasi tre ore, i tecnici di Autostrade per l’Italia riescono ad aprire un varco. La polizia avvisa le vetture di fare inversione e tornare indietro dalla corsia d’emergenza, per poi immettersi in quella opposta verso Imola. Qualcuno inveisce contro i tecnici di Autostrade: "Non era meglio chiudere visto la situazione?" Tuttavia Aspi già da martedì aveva sconsigliato in ogni modo di transitare sull’A14, lasciata aperta soprattutto per favorire il transito dei mezzi di soccorso verso le zone più colpite dall’alluvione.
Ma l’esortazione non è bastata a scoraggiare migliaia di automobilisti. Nel corso della giornata di ieri, infatti, Aspi ha chiuso diversi svincoli dell’A14 e messo insieme una task force, composta da oltre 100 uomini e circa 50 mezzi. Dalle 8 alle 12 sono stati chiusi i tratti compresi tra Bologna-San Lazzaro e il bivio con la diramazione di Ravenna in direzione Ancona. Attualmente, però, sono ancora chiusi i tratti dell’A14 tra il bivio con la diramazione di Ravenna e Cesena Nord in direzione Ancona e tra Rimini Nord e Faenza in direzione Bologna.