Mercoledì 24 Aprile 2024

Insulti razzisti contro l’arbitro Lui sospende la partita e se ne va

Offese dagli spalti dopo l’assegnazione di un rigore. Bersaglio il direttore di gara originario della Guinea. L’indignazione del presidente della Figc: "È l’effetto di una cultura becera, va espulsa dal nostro sistema"

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di Giovanni Panettiere

Col razzismo non si gioca e non solo in senso figurato. Anzi, può succedere che la partita di calcio sia sospesa e si vada anzitempo tutti sotto la doccia per colpa non di uno dei 22 giocatori in campo, ma di qualche tifoso decisamente sopra le righe. Deve averla pensata in questo modo l’arbitro Mamady Cissé, classe 1987, che, dopo essere stato bersagliato d’insulti dagli spalti per il suo colore della pelle, ha decretato l’interruzione della gara tre giri di orologio prima dei canonici 90 minuti.

Succede tutto domenica scorsa durante la sfida di Seconda categoria, Bessica-Fossalunga, disputata nella frazione del comune di Loria, in provincia di Treviso. Ad arbitrare la partita è un giovane originario della Guinea, iscritto dal dicembre 2016 alla sezione di Treviso, giunto in Europa ancora in fasce con la speranza cullata dai suoi genitori di trovare un po’ di fortuna. All’87esimo la squadra di casa è in vantaggio per un gol di scarto, messo in rete una manciata di secondi prima. Gli avversari si gettano nell’aria avversaria alla disperata ricerca del pareggio. Sono minuti concitati, quando nell’area del Bessica succede qualcosa che non sfugge all’occhio di Cissé: per l’arbitro è fallo. Calcio di rigore. Dal dischetto il Fossalunga pareggia e dagli spalti piovono gli insulti a sfondo razziale contro Cissé.

Lui non ci pensa due volte. Mette il fischietto fra le labbra e interrompe il match. Poi, recuperato il pallone, lascia l’impianto sportivo senza parlare con l’osservatore arbitrale. I dirigenti delle due squadre hanno riferito che la scelta del direttore di gara è stata improvvisa, cioé non concordata con i rispettivi capitani. Sull’esito della partita, ufficialmente sospesa sul punteggio di parità, si pronuncerà il giudice sportivo di Treviso. Ma evidentemente non è questo il punto. Piuttosto a tenere banco è il tarlo del razzismo nel calcio che, quasi fosse un fiume carsico, se ne torna in superficie, innondando’ il mondo del pallone.

Quel che è peggio è che a farci le spese stavolta è un arbitro che già nel 2018 era stato vittima di un episodio simile. In quell’occasione Cissé, apprezzato nel Trevigiano per il suo impegno sociale a favore dei giovani disagiati dell’Africa, stava dirigendo una partita del campionato Juniores provinciale. Fatale fu la sua decisione di espellere uno degli allenatori delle due squadre, una scelta non condivisa da un dirigente della stessa compagine penalizzata che non trovò altro di meglio da fare che esternare il suo disappunto offendendo l’arbitro a colpi di razzismo.

Che la misura sia colma se ne è accorto una volta di più anche il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Gabriele Gravina. "Bisogna dire basta ad aggressioni agli arbitri soprattutto giovani – ha alzato la voce durante report dell’AIC ‘Calciatori sotto tiro’ –. Giorni fa c’è stato il caso di un ragazzo in Seconda categoria che, dopo un rigore concesso, ha dovuto interrompere la partita per cori razzisti. Io sono Cissé, tutto il calcio è Cissé e tutto il calcio deve combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema. Le norme ci sono, quello che serve è una maggiore collaborazione dei protagonisti del mondo del calcio e dello sport con sanzioni più forti".