Venerdì 19 Aprile 2024

Incassi difficili, conti in rosso Il crac della ‘perla’ Taormina

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Mentre torna la fiducia negli investimenti in Italia - Jamie Dimon docet – ci sono pezzi d’Italia che vanno a ramengo, colpiti dalla crisi, dalla pandemia e dalla cattiva gestione. Il Comune di Taormina (nella foto in alto il teatro greco) "nell’arco dei prossimi 20-30 giorni dovrà dichiarare dissesto finanziario". E’ l’annuncio choc del sindaco della perla del Mediterraneo e del turismo siciliano, Mario Bolognari (nella foto in basso). "Quella del dissesto – ha detto – è una notizia che ci addolora, ma è una scelta inevitabile, dopo che la Corte dei Conti ha dovuto bocciare il piano di rientro presentato dalla precedente amministrazione che era di 18 milioni di euro. Questo perché era un piano stilato male ed effettivamente i debiti erano molto maggiori". "Questa situazione - prosegue Bolognari - si trascinava da tempo addirittura dal 2014. Le precedenti amministrazioni avevano presentato prima di questo altri due piani di riequilibri poi ritirati. Purtroppo nessuno di questi era stato fatto bene anche perché non corrispondevano i reali debiti e crediti. Nei prossimi 30 giorni dovremo quindi dichiarare il dissesto finanziario. Noi resteremo in carica per la normale amministrazione. Naturalmente tutto sarà più complicato. Purtroppo è una decisione che non è imputabile a noi, ma deriva da un’eredità che ci viene dal passato". "Speriamo con l’arrivo dei commissari che si occuperanno di stilare un nuovo piano di riequilibrio - aggiunge il sindaco - di incassare anche i crediti del Comune, che sono comunque molti e che se incassati prima forse potevano evitare il dissesto, e così uscire presto da questa situazione". "Certamente sarà un buco nel bilancio che si dovrà recuperare nei prossimi anni. Chiedo comunque a tutti di rimanere tranquilli, Taormina riuscirà ad uscire anche da questa situazione complicata e tutti i servizi saranno garantiti".

Per la verità la situazione di Taormina non è così eccezionale al Sud. L’80 per cento dei comuni italiani vicini al dissesto infatti si trova nel meridione. Oltre alla crisi finanziaria del 2007 e alla sua lunga hanno pesato la pandemia, con la difficoltà a recuperare le tasse locali, ma anche un’eccessiva disinvoltura nel costruire i bilanci. Fino al 2015 tutti i comuni italiani potevano segnare a bilancio tra gli attivi gli introiti delle multe, che però specialmente al Sud non corrispondono affatto alle entrate effettive. Grandi comuni come Roma, per esempio, potevano, per legge, segnare in attivo centinaia di milioni di multe che non avrebbero mai incassato e di conseguenza spendere soldi che non esistevano. Nel 2015 il giro di vite su i principi contabili degli enti locali ha messo in crisi i comuni meno virtuosi. Taormina non è il primo a dichiarare fallimento, e non sarà neppure l’ultimo.

red. eco.