Mercoledì 24 Aprile 2024

In casa degli arrestati Contanti ovunque "Forse servivano a pagare i politici"

I sospetti della procura. Sequestrate banconote per 1,5 milioni. C’è una gola profonda, un alto funzionario del Parlamento europeo

di Alessandro Farruggia

C’è una gola profonda, un alto funzionario del Parlamento Europeo. C’è un arrestato che inizia a parlare, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi. E ci sono due piste: quella quatariota, calda e ricca di riscontri e quella marocchina, promettente ma in nuce. E su tutto, come neve, una montagna di soldi, ovviamente in contanti: 1 milione 537 mila euro e spiccioli.

Il Qatargate che sta squassando i palazzi del potere di Bruxelles è ancora in crescita e gli inquirenti belgi ieri hanno sostenuto mediaticamente l’inchiesta diffondendo l’immagine del milione 537 mila euro in banconote da 200, 100, 50 e 20 euro sequestrati nel corso dell’inchiesta. Seicentomila sono stati trovati al domicilio brussellese di Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare italiano “direttore d’orchestra“ della presunta banda di corruttori; 750 mila erano nella valigia che il padre di Eva Kaili ava portato via dalla casa della figlia in Rue Viertz alla sua stanza nel non lontano Hotel Sofitel e dal quale stava tentando di allontanarsi; 150 mila euro erano in due borsoni nell’appartamento di Kaili e Giorgi; 20 mila nell’abitazione di Giorgi ad Abbiategrasso e 17 mila nella casa di Antonio Panzeri a Calusco d’Adda. Il fiume di denaro in contanti, è l’ipotesi della procura di Bruxelles doveva servire a fare “regali“ agli eurodeputati. I presunti pagamenti a Kaili o a Panzeri – figure “apicali“ – infatti avrebbero potuti essere fatti anche in conti in Svizzera o nello stesso Qatar.

La necessità dei contanti era presumibilmente quella di non lasciare tracce nel remunerare i deputati che si prestavano ai singoli favori. "Temo che ce ne saranno altri ad essere coinvolti – osserva l’eurodeputata verde Hanna Neuman, presidente della delegazione del Parlamento europeo responsabile dei rapporti con la penisola arabica – del resto che cosa ci fai con un solo eurodeputato?".

Della delegazione fanno parte sia Kaili che il socialista belga Marc Tarabella, che non è tra gli arrestati, ma il cui nome sarebbe stato fatto da due persone, una delle quali Giorgi, negli interrogatori dei 4 arrestati bruxellesi. Tarabella nega ogni coinvolgimento ma è stato sospeso dal Partito socialista. Secondo quanto filtra il suo coinvolgimento è relativo anche alla pista marocchina. Gli inquirenti hanno infatti scoperto che aveva visitato quel Paese nel 2013 con l’allora eurodeputato Panzeri, grande amico di Abderrahim Atmoun (all’epoca parlamentare, oggi ambasciatore) che presiedeva con lui un organismo interparlamentare Marocco-Ue. Panzeri poi è tornato in Marocco nel 2017, con Giorgi, sempre per incontrare Atmoun. Gli inquirenti stanno lavorando per approfondire la pista.

A Bruxelles intanto le voci corrono e ieri molto si è parlato del commissario europeo Margheritis Schinas, lanciando sospetti su alcuni suoi tweet. Di recente Schinas ha lodato i "notevoli e tangibili progressi del Qatar in materia di riforma del lavoro". E il commissario greco, ha anche twittato la sua approvazione quando ha rappresentato l’Ue alla cerimonia di apertura del Mondiale. Libere convinzioni, o indotte? "I miei tweet – ha detto ieri – sono coerenti con la posizione della Commissione". Dalle autorità del Qatar ha detto di aver ricevuto solo "un pallone e una scatola di cioccolatini, più alcuni souvenir della Coppa del Mondo".

Ma tutti si aspettano nuovi sviluppi e nuovi nomi. L’inchiesta belga, nelle ultime ore, ha prodotto nuove perquisizioni. Ad esempio nell’ufficio di Michelle Rieu, capo unità dell’Eurocamera la cui attività è legata alla sottocommissione dei Diritti Umani. Sigilli sono stati posti anche all’ufficio di Davide Zoggia, ex parlamentare italiano ed assistente dell’eurodeputato Pietro Bartolo. Ma decisiva sarà la collaborazione di Giorgi, che ieri ha parlato per ore con gli inquirenti. Se dovesse concretizzarsi e non limitarsi a una sostanziale autodifesa, sarebbero probabilmente in molti a tremare.