Martedì 30 Aprile 2024

Il premier libera il vaccino: nessun obbligo Nuova doccia fredda sul siero di AstraZeneca

Semaforo verde in Gran Bretagna ma l’Ema frena: servono ulteriori approfondimenti. Sileri: "Possibile ricevere le dosi anche nelle farmacie"

di Elena G. Polidori

Le scorte cominciano ad arrivare. Con 9 aerei (che sono atterrati in diversi punti del suolo nazionale) arrivati alle 4 del mattino di ieri, la Pfizer ha trasportato in Italia i vaccini. Delle circa 470mila dosi previste ne è già arrivato il 75%, mentre la distribuzione del restante 25% continuerà anche oggi. D’ora in poi entra a regime la distribuzione settimanale e la somministrazione secondo uno stretto calendario di cui ha parlato anche il premier Conte durante la conferenza stampa di fine anno. "Io stesso – ha annunciato – per dare il buon esempio lo farei subito, ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere. Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno (del piano vaccinale, ndr), quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non credo prima di aprile".

Ad ogni modo, però, l’Italia esclude la vaccinazione obbligatoria. "Lasciamo che parta la campagna vaccinale – ha commentato – vediamo il riscontro che ci sarà. Confidiamo di poter raggiungere una buona percentuale di popolazione anche su base facoltativa". Ma ci saranno ritardi sulla tabella di marcia? "Al momento non c’è alcun segnale di allarme in merito a un allungamento dei tempi – ha risposto il presidente dell’Iss, Franco Locatelli –. l’Italia sta cercando di acquisire dosi aggiuntive di vaccino da piattaforme vaccinali alternative". E il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha persino svelato che "la possibilità di vaccinazione anti Covid nelle farmacie è stata inserita nella legge di Bilancio, un punto molto importante, che consentirà di accelerare il percorso verso l’auspicata protezione di gregge".

Al premier Conte, a questo riguardo, è stata anche posta una domanda politicamente urticante sul tema. Quella sul perché l’Italia non si è assicurata dosi ‘extra’ di vaccini come ha fatto la Germania in tempi più rapidi degli attuali. "Italia, Francia, Germania e Olanda – ha risposto Conte – sono stati i primi paesi che in modo sintonico si sono mossi per l’alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. Abbiamo consegnato la palla alla commissione Ue. È stata una scelta politica. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi l’Italia non l’ha fatto perché all’articolo 7 del contratto della commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale", ha sostenuto il premier. Di fatto ammettendo, in questo modo, che la Germania potrebbe sia aver violato il patto Ue (ma la questione non sembra tenere banco tra i partner europei) sia aver contrattato dosi extra prima di aver stretto il patto europeo. Le due cose, comunque, non sottraggono i tedeschi da responsabilità politiche importanti sul piano della scelta collegiale violata.

C’è, però, anche un altro caso che rende la questione tedesca molto più grave di un semplice ‘strappo diplomatico’. Ed è quello di AstraZeneca e del ritardo con cui l’Ema darà il via libera alla commercializzazione in Europa nonostante da Oxford siano arrivate (a Natale, ndr) nuove carte da esaminare con dati da valutare da parte della task force dell’Ema per anticipare il via libera. Ieri la Gran Bretagna ha intanto sdoganato il vaccino per il territorio nazionale, ma secondo l’Agenzia per un simile ‘placet’ per l’intera Ue servono "ulteriori informazioni scientifiche su questioni relative alla qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino". Che sono attese da gennaio, ma intanto il premier britannico, Boris Johnson, ha annunciato: "Stiamo spostando cielo e terra per distribuire il vaccino il più presto possibile". In Usa, invece, hanno tirato il freno a mano più di quanto abbia fatto l’Ema: l’approvazione del vaccino AstraZeneca non arriverà fino ai primi di aprile.