Il Nord vuole le scorte AstraZeneca Lo studio: protetti con una dose

L’ok di Figliuolo alla redistribuzione delle fiale ancora in frigo al Sud. Le regioni virtuose ne avranno di più

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di Alessandro Farruggia

Le pressioni di Veneto, Lombardia, Piemonte, Lazio e Puglia per avere i vaccini inutilizzati altrove stanno avendo effetto. Ci saranno ulteriori bilanciamenti sul siero AstraZeneca, con il consenso delle Regioni coinvolte. L’obiettivo è di vaccinare il più possibile senza tenere nulla in magazzino. Ed è per aggirare le resistenze emerse in alcune regioni del Sud all’utilizzo di AstraZeneca – e forse presto anche per far fronte ai tassi ancora bassi (75%) di somministrazione di Moderna e Janssen – che la struttura commissariale ha deciso di aumentare la flessibilità nella gestione delle scorte consentendo ’bilanciamenti’ tra regioni e premiando così quelle più virtuose.

"Non facciamo magazzino con i vaccini – ha ribadito il generale Paolo Figliuolo –. Quando serve, la struttura commissariale fa delle proiezioni e si bilanciano i vaccini, con il consenso delle Regioni interessate". "Nei giorni scorsi – ha spiegato – c’è stato un bilanciamento Sud-Sud tra Sicilia e Puglia. Ne faremo altri con AstraZeneca, in modo da vaccinare il più possibile e non tenere nulla in cassa per ripristinare successivamente le dosi originarie previste per le varie regioni. Se gli arrivi di vaccini a giugno saranno coerenti con le mie stime, e quindi saranno dai 20 milioni in su, appena messi al sicuro gli over 80, i fragili e gli over 65 daremo il via libera ad una vaccinazione aperta a tutti, avviando anche gli hub nelle aziende. Giugno deve essere il mese di svolta, la spallata definitiva, entro luglio puntiamo a immunizzare il 60% della popolazione". E che le profilassi funzionino anche oltre le aspettative lo dimostra una ricerca dell’Università di Ferrara, guidata dal professor Lamberto Manzoli che dirige il dipartimento di Scienze mediche. L’indagine è stata condotta sui 37.467 vaccinati con Pfizer, AstraZeneca e Moderna nella provincia di Pescara. La ricerca è in preprint sulla rivista ’Vaccines’. Nel complesso, il rischio di infezione è diminuito del 95% dopo due dosi, anche nel caso di AstraZeneca, e dal 70% al 95% dopo una, a seconda del tipo di profilassi.

L’efficacia dei vaccini è stata anche maggiore contro la malattie conclamata, che è stata mediamente evitata del 99% dopo due dosi e dell’86% dopo una. Ma va sottolineato che il rischio di contrarre la malattia conclamata è stato addirittura azzerato dopo una sola dose proprio con AstraZeneca, che tante perplessità solleva in alcuni, e con Moderna (dato per entrambi confermato dopo il richiamo).

Notevole anche il risultato del calo della mortalità legata al Covid che è scesa mediamente del 91% dopo due dosi di vaccino ma anche qui è stata pari a zero dopo una sola dose per AstraZeneca, Pfizer e Moderna (e per AstraZeneca e Moderna è rimasta zero anche dopo due dosi, mentre Pfizer ha registrato dopo il richiamo la morte di una novantaseienne, che aveva altre patologie). Da notare che ci sono stati casi di richiami Pfizer somministrati dopo 40 giorni dalla prima dose. I risultati sono stati simili tra i generi e le stime principali sono state aggiustate per età, sesso e durata del follow-up.

"I risultati sono straordinari, ma preliminari, ed è chiaro che le percentuali non saranno così tra sei mesi – osserva Manzoli –, però, se anche scendessero di diversi punti, resterebbero dati altissimi. Grazie alla straordinaria disponibilità del personale dell’Asl di Pescara abbiamo analizzato i loro database, calcolato i tempi di sieroconversione e alla fine i risultati ci hanno sorpreso positivamente, sono al li là di ogni aspettativa".