Ministro Salvini, quali interventi state mettendo in campo per la gravissima emergenza alluvione in Emilia-Romagna?
"Ovviamente parliamo di una emergenza in cui entrano in gioco più attori, a partire dalla Protezione civile fino ai Vigili del Fuoco – avvisa Matteo Salvini, impegnato direttamente in queste ore sul fronte del disastro come Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti –. Il Mit fa parte del comitato nazionale di Protezione civile: siamo attivi e mobilitati. E, oltre a un costante monitoraggio di tutte le infrastrutture, possiamo contare sulla professionalità della Guardia Costiera che ha subito schierato e messo a disposizione 5 battelli veloci, 25 militari della Direzione marittima di Ravenna, 2 elicotteri, 2 squadre di sub, l’areo Atr42. Senza dimenticare che donne e uomini della Guardia Costiera hanno partecipato ai soccorsi e all’assistenza per i cittadini di Faenza".
Lei ha chiesto da subito di sospendere il Gp di Imola.
"A malincuore è stato giusto rinviare il Gp di Imola su cui il Mit aveva investito anche dei fondi. Ora è meglio concentrarsi per fronteggiare l’emergenza: ne ho parlato con gli organizzatori e con Stefano Bonaccini in totale sintonia. Contiamo venga recuperato, magari nel 2026. Sono orgoglioso di come gli sportivi hanno reagito a una decisione del genere, spiacevole ma assolutamente necessaria e ragionevole".
Il disastro attuale ripropone la grande e annosa questione del dissesto idrogeologico del Paese. Ci sono stati troppi ritardi nell’affrontarla.
"È inutile guardare al passato, mi piace ragionare sul presente per affrontare i problemi. Ci sono due temi: da una parte la crisi idrica, dall’altra il rischio idrogeologico. Sull’emergenza idrica, serve intervenire per costruire, riparare e migliorare tutte le strutture che devono contenere e governare l’acqua. Anche per riutilizzarla in industria o agricoltura: come Mit abbiamo messo sul tavolo più di 100 milioni, che sono solo una prima tranche urgente, di cui 13,1 per l’Emilia-Romagna per interventi non rinviabili sul Canale Emiliano Romagnolo".
La tutela del territorio rimane la grande dimenticata.
"Purtroppo, è vero, paghiamo decenni di troppi no che hanno bloccato il Paese a tutti i livelli. Pensiamo alla pulizia del letto dei fiumi o alle dighe come quella di Vetto a Reggio Emilia, attesa da anni, e su cui serve l’ultimo parere della Corte dei conti per assegnare i fondi per la progettazione: 3,2 milioni".
Costruire una diga sembra un’impresa impossibile.
"Non possiamo perdere tempo e dobbiamo accelerare gli interventi: in Italia ci sono 584 dighe, 4 erano bloccate e abbiamo deciso di commissariarle per uscire dall’impasse. Nella zona colpita dal maltempo ci sono 14 dighe, ma fortunatamente non abbiamo registrato problemi. Le infrastrutture che abbiamo in cantiere in Emilia-Romagna, come la Cispadana e la Campogalliano-Sassuolo, senza una messa in sicurezza di fiumi e torrenti da sole non servono".
Quali altre iniziative state predisponendo sul piano strutturale per dare una svolta organica alla protezione del territorio?
"Al di là di quanto già fatto, sono sempre più decisive le segnalazioni degli enti locali. Mi piace considerare il Mit come il ministero dei sindaci: significa ritenere l’interlocuzione diretta e costante, al di là del colore politico. E poi serve investire, ovviamente. Con la cabina di regia per l’emergenza idrica abbiamo mappato le maggiori urgenze di alcune regioni particolarmente a rischio. È una base di partenza per intervenire rapidamente ed evitare problemi nei mesi troppo secchi. In generale, il dissesto idrogeologico dev’essere affrontato con una visione generale e ho assoluta fiducia nei miei colleghi di governo che se ne occupano direttamente e che daranno risposte adeguate".
È in programma un piano di manutenzione straordinaria dei fiumi e degli argini e delle altre opere idrauliche a rischio?
"È quello che abbiamo già messo in campo come Mit, ma auspichiamo che arrivino altri fondi grazie ad altri ministeri interessati. A questo aggiungiamo eventuali risorse europee. Servono investimenti di almeno un miliardo l’anno per i prossimi anni solo per la crisi idrica, così da mettere in sicurezza il Paese e fronteggiare i periodi con poche precipitazioni. L’Italia è fragile e a rischio, il lavoro da fare è tanto".
Su quali risorse possiamo contare per gli interventi?
"I fondi Fsc, che hanno premiato soprattutto il Sud, possono garantire ossigeno per interventi ad hoc di cura del territorio. Idem alcuni progetti finanziati con altri fondi europei. Stiamo facendo una politica molto pragmatica, stando attenti a spendere bene tutte le risorse disponibili. Il grosso problema - come detto - è il passato di troppi no che hanno bloccato la realizzazione di opere decisive. Pensiamo al Mose che oggi salva sistematicamente Venezia: per anni abbiamo assistito a polemiche incredibili contro l’opera che oggi si rivela fondamentale".
Quale lezione si può trarre da questa ennesima catastrofe?
"Quando succedono eventi drammatici come questi, vengono chiuse strade e ferrovie e tocchiamo con mano il problema di un Paese spaccato in due o bloccato. Ecco perché ritengo fondamentale sbloccare, accelerare, aprire cantieri".