Alluvione in Emilia-Romagna, reportage dall’apocalisse: pioggia, fango e dolore sotto un cielo di pietra

Lo strazio di una regione: 9 morti, 40mila sfollati. Da Bologna a Riccione oltre 20 fiumi esondati, 400 strade bloccate. A14 chiusa a Forlì. In montagna è emergenza frane. Dal consiglio dei ministri altri 20 milioni per gli aiuti

Bologna, 18 maggio 2023 – Non c’è un giorno dopo sotto questo cielo di pietra. Non piove più, ma l’Emilia-Romagna affoga, allo stremo. Neanche il tempo di guardarsi indietro, intorno, alle città sepolte da acqua e fango, alle case perdute, alle campagne inondate, ai ricordi annegati e agli affetti spezzati.

Un soccorritore, a Cesena, controlla se ci sono persone in un’auto completamente sommersa
Un soccorritore, a Cesena, controlla se ci sono persone in un’auto completamente sommersa

Neanche il tempo di piangere le vittime di una notte nera d’Apocalisse, che come un rosario scandiscono le ore di un giorno infinito: sono nove (sette uomini e due donne) tra le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna, ma nessuno sa se il conto di questa terra con la morte sia chiuso una volta per tutte. Ci sono ancora dispersi, e migliaia e migliaia tra sfollati ed evacuati, circa 33mila (e si va verso i 40mila), oltre 22mila solo nel Ravennate, oltre tremila nel Bolognese, migliaia a Forlì e Cesena, "ma il numero è in continua crescita", ha ammesso ieri anche il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Incalcolabile, mentre si continuano per tutta la giornata a evacuare quartieri e sgombrare frazioni e borghi dalle campagne fino alle terre ferite dell’Appennino squarciato da oltre 280 frane (120 di particolare pericolosità) in 58 Comuni. Cinquantamila famiglie sono senza corrente elettrica. E non è ancora finita, no.

L’allerta senza fine

Non bastano i picchi di 300 millimetri di pioggia ("l’acqua di mezzo anno", secondo Musumeci) caduti in 48 ore nel Forlivese, tra 150 e 200 nel Bolognese o sulla pianura cesenate fino alla costa romagnola scossa dall’Adriatico in burrasca. Non bastano argini sbriciolati, ponti e strade spazzati via dalle piene di fiumane torbide di fango. Davanti c’è un altro giorno di allerta rossa, fino alla mezzanotte, altre 24 ore con il fiato sospeso e l’acqua alla gola in gran parte della regione, soprattutto nel territorio bolognese e in Romagna. Non pioverà, secondo l’Arpae, ma nuove ondate di piena dovranno passare ancora dai bacini romagnoli e dagli affluenti del Reno. Non c’è pace.

"Mettetevi al sicuro”

“State in casa ai piani alti, mettetevi al sicuro, non vi spostate. Verranno a prendervi i soccorritori", ripetono sindaci e autorità. I messaggi passano ovunque, dai social fino alle chiamate automatiche di allerta al telefono (per chi ancora ce l’ha), oltre 40mila solo nel territorio di Ravenna. Destinatari anziani smarriti, i panni e un tozzo di pane infilati in fretta nei sacchetti della spesa prima di lasciare le case seppellite dall’acqua; mamme e papà al buio sui tetti con i bambini in braccio infagottati nelle coperte di lana, gli occhi gonfi senza più lacrime. E la marea di sfollati sui lettini di palestre e palazzetti, silenzio, volti impietriti, poche cose ma la vita con sé. "Per il resto abbiamo perso tutto". "Siamo di fronte a un altro terremoto, la realtà ha superato le peggiori previsioni", ha ammesso il governatore Stefano Bonaccini.

La mappa del disastro

È un disastro. Peggio, molto peggio di quello che è accaduto appena una settimana fa. Dal Savio fino a Montone, Lamone, Senio e Idice, sono almeno ventitré i fiumi e torrenti che hanno rotto o varcato gli argini anche in più punti (almeno cinquanta le esondazioni), quasi tutti gli altri hanno superato il livello tre di allerta, il massimo del rischio. E ci sono 41 Comuni sott’acqua, 400 strade interrotte. "La situazione è apocalittica, speriamo di salvare persone, abbiamo acqua ovunque", sospira il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa. La zona dove la situazione è più critica è quella di Faenza e la bassa Romagna, Sant’Agata, Castel Bolognese e Solarolo, ma tutti i diciotto Comuni del Ravennate sono sommersi dall’acqua, molti irraggiungibili. A Forlì interi quartieri (Romiti, Schiavonia, San Benedetto, Roncadelle e Cava) sono stati travolti dalla piena del Montone, che ieri mattina ha invaso anche l’A14, bloccando migliaia di automobilisti; centinaia di vie allagate e black out elettrici. "È la fine del mondo. La città è in ginocchio, devastata e dolorante", ha scritto in un post il sindaco Gianluca Zattini. A Cesena si teme una nuova esondazione del Savio, a Cesenatico è stata disposta l’evacuazione delle case lungo il torrente Pisciatello, mentre a Molinella (Bologna) è venuto giù il ponte della Motta ed è stata evacuata la frazione di San Martino in Argine. Dalla collina all’Appennino ci sono frane ovunque, a Casalfiumanese, Pianoro, Modigliana e fino alla provincia di Rimini. Al lavoro per gestire emergenza e sfollati oltre 600 tra vigili del fuoco, forze dell’ordine e Croce Rossa, l’esercito è a disposizione, più di 1.200 volontari, e tanti ne stanno arrivando da ogni parte d’Italia.

Si muove il governo

Per martedì è convocato il consiglio dei ministri, fa sapere Palazzo Chigi, all’ordine del giorno misure per fronteggiare l’emergenza, sarà il decreto Emilia-Romagna sul modello dei provvedimenti presi per Ischia. "Stanzieremo altri 20 milioni per l’alluvione, per fare fronte alle spese di somma urgenza e per il ripristino della viabilità – ha annunciato Musumeci –, e porterò lo schema di delibera per estendere gli effetti dello stato di emergenza anche alla provincia di Rimini, che si aggiunge così ai territori di Reggio, Modena, Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena". Non c’è tempo da perdere, è già un altro giorno.