Mercoledì 24 Aprile 2024

"Il codice rosso non basta, servono fondi e tutele"

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"Giovedì scorso la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per l’inerzia nel recepire la denuncia di una donna maltrattata e minacciata di morte. Non deve più succedere". Valerio de Gioia, giudice penale al tribunale di Roma, commenta con inquietudine l’esecuzione di Novoli: "La formula “ennesimo femminicidio“ racchiude una sfida".

Quale?

"Evitare il prossimo, già in gestazione. Una missione per tutti: per lo Stato, che deve dimostrare più efficienza e correggere la legislazione; per le donne, che non debbono mai sottovalutare i segnali di violenza in casa; per il sistema educativo, che deve lanciare una campagna straordinaria per il rispetto in senso lato, tra le persone e di genere".

Il codice rosso non funziona?

"La legge ha meriti indubbi perché, alzando le pene, consente ai magistrati di assumere misure coercitive e preventivi altrimenti non esercitabili. Ma di fronte a dinamiche insidiose come quelle della violenza domestica serve davvero molto di più. Lo Stato deve investire".

Qual è la priorità?

"Una dotazione economica pluriennale per rafforzare tutti i presidi anti violenza e per consentire il miglior trattamento personale alle donne che denunciano e così magari prevengono. Solo in circostanze ben precise l’autorità giudiziaria può infatti allontanare il maltrattante dal nucleo familiare. Invece spesso sono le donne a dover cambiare casa. Insomma, sono loro a pagare il prezzo più alto e quindi a rimetterci in termini di perdita di chance".

Quali contromisure propone?

"A chi denuncia e decide di sopportare il peso delle pressioni di famiglia (inclusa la propria), lo Stato deve garantire l’accesso a un fondo di garanzia come quello varato per l’usura. Denunci il il violento? Ti tutelo e ti sostengo".

In aula i meccanismi di garanzia processuale a volte finiscono per proteggere i violenti.

"È per questo che c’è bisogno di straordinaria preparazione e dedizione in chi lavora in questo ambito. Ed è per questo che i giudici di Strasburgo ricordano all’Italia che è necessaria una speciale diligenza nel trattare i casi di violenza domestica".

Un paradigma da ribaltare?

"L’idea che il fenomeno possa trovare prevenzione con un ulteriore aumento delle pene. Chi vuole ammazzare la moglie o la ex, ammesso che poi non si suicidi, non si ferma certo pensando al carcere. Le vedo, a processo, le facce di questi uomini: sono volti di sfida. Volti che delineano l’ultimo grande conflitto italiano: quello tra lo Stato con i suoi valori e la società patriarcale che non li riconosce".

Giovanni Rossi