Mercoledì 8 Maggio 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

Il Cav alza il tiro: con Draghi al Colle, noi fuori

Berlusconi oggi nella Capitale per seguire personalmente le trattative. "Se il premier diventa presidente, Forza Italia va all’opposizione"

Migration

di Ettore Maria Colombo

Silvio Berlusconi ci crede, eccome se ci crede, e in vista del vertice del centrodestra che si terrà venerdì nella sua villa Grande, sull’Appia, dove sta per sbarcare da Arcore oggi, con i suoi la mette così: "Io sono il fondatore del centrodestra e questo deve pur contare qualcosa... Sono sicuro che Salvini e Meloni faranno la loro parte...". Il che è, però, il suo vero cruccio perché né lui né i suoi mettono la mano sul fuoco sulla fedeltà dei due alleati. Salvini vorrebbe fare, lui, da kingmaker di un presidente: di centrodestra, sì, ma non il Cavaliere anche se vuole lasciare Draghi dove sta, a Chigi. La Meloni preferirebbe, invece, spedire Draghi al Colle per ottenere al più presto elezioni anticipate perché – facile vaticinio – sa che, dopo di lui, nessun altro governo, tecnico o meno, è possibile. Persino i centristi di Toti e Brugnaro (Coraggio Italia), pur se tutti eletti con il centrodestra, ogni giorno che passa brigano con Matteo Renzi per dar vita a un gruppone di Grandi elettori centristi: paiono più orientati a votare per Draghi al Colle che entusiasti della candidatura del Cavaliere.

Ma Berlusconi – che ha già detto e fatto sapere in tutte le lingue possibile che, con Draghi al Colle, "la maggioranza non esisterebbe più, noi di FI ne usciremmo un minuto dopo e si andrebbe al voto" – è testardo e, dunque, si aspetta "lealtà" da parte di Salvini come della Meloni come dei centristi, sicuro di poter convincere, alla fine, pure Renzi. Il Cavaliere pensa che Salvini e Meloni abbiano interesse a farlo perché, in caso contrario, "salterebbe l’intera coalizione" e "io mi vendicherei", non solo scatenandogli contro le tv. Insomma, un doppio ricatto, bello e buono, rivolto sia ai peones sia ai due leader suoi alleati.

Dopodiché, Berlusconi sa bene che il problema dei franchi tiratori c’è, sia dentro la sua coalizione che fuori, tra i tanti “desperados“ del Misto che gli giurano eterna fedeltà e promettono voti sicuri. Per questo motivo, il Cavaliere avrebbe accolto il suggerimento arrivato dai suoi durante le Feste (il primo a scriverlo è stato il direttore del Giornale, Augusto Minzolini, vecchia volpe del Palazzo) di ‘marcare’ le schede per evitare le brutte sorprese. Il trucco, antico come il Mondo (lo si usava nella Dc ai tempi della Prima Repubblica) è di scrivere la scheda, ogni partito eo gruppo parlamentare, combinando in modo diverso nome, cognome e titolo onorifico (esempio: "Silvio Berlusconi" la Lega, "Berlusconi Silvio" Fd’I; "on. Berlusconi" FI, "cavalier Berlusconi" il Misto, e via così).

Ma l’arma fine di mondo del Cavaliere è il voto anticipato: con Draghi al Colle, "FI esce dal governo e si va a votare entro la primavera", ripete a tutti i suoi interlocutori, mentre invece "io favorirei la nascita di un governo che duri fino al 2023 con la stessa maggioranza che mi ha eletto".

Berlusconi assicura e rassicura tutti di avere i numeri per spuntarla dal IV scrutinio in poi, quando ‘bastano’ 505 voti per farcela, sicuro di poter contare su un pacchetto di voti decisivo (circa 50) fuori dalla coalizione – che parte da un bacino di 451 voti, almeno sulla carta – pescandoli tra gruppo Misto, i 5Stelle e non solo (persino il Pd) grazie alla ‘operazione scoiattolo’, ovvero la caccia dei Grandi elettori uno a uno.

Intanto, il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani apre le porte anche al leader di Iv, Renzi, e soprattutto, dalle colonne del Giornale, lancia un dream team: "Berlusconi al Colle e Draghi a palazzo Chigi". Una quadratura del cerchio che, per gli azzurri – almeno quelli di casa ad Arcore – è un "sogno realizzabile", dice sempre Tajani. Non resta che spiegarlo a Grandi elettori e italiani.