Mercoledì 24 Aprile 2024

Il caso scoppiato in Parlamento Delmastro ora è indagato "Ha rivelato segreti d’ufficio"

La procura di Roma apre un fascicolo dopo l’esposto presentato dall’opposizione. Due giorni fa Nordio alla Camera aveva invece spiegato che non c’erano state violazioni

Migration

di Elena G. Polidori

Il tentativo di "sminare" il campo, almeno sotto il profilo politico, sembra riuscito solo a metà. Perché ieri il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, è stato indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta della Procura di Roma sulle frasi rivelate da Delmastro stesso a proposito della conversazioni ascoltate in carcere tra l’anarchico Alfredo Cospito e un paio di boss della criminalità organizzata, rinchiusi come lui nel "carcere duro" nel penitenziario di Sassari.

L’indagine è stata aperta dopo l’esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, in relazione all’intervento del collega di partito di Delmastro, Giovanni Donzelli, sulla vicenda Cospito. Nell’esposto che ha dato origine all’indagine si fa infatti riferimento alle conversazioni in carcere tra Cospito e un esponente della ‘Ndrangheta e un camorrista avvenute tra dicembre e gennaio scorsi poi lette in aula.

La svolta è arrivata con l’invio dell’invito a Delmastro a presentarsi per l’interrogatorio, accompagnato da un avvocato, da parte dei pubblici ministeri coordinati dal procuratore Franco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Ielo.

I brani di conversazioni oggetto sia dell’invettiva parlamentare di Donzelli che della denuncia di Bonelli, erano contenuti in una relazione della polizia penitenziaria al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) poi recapitata al sottosegretario alla Giustizia. Il quale ne ha reso partecipe Donzelli, come da lui ammesso pubblicamente. Così, nonostante le dichiarazioni rese proprio mercoledì scorso alla Camera dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sul fatto che quel documento non fosse né segreto, né classificato secondo altri canoni di riservatezza, ma solo "di limitata divulgazione", secondo l’ipotesi d’accusa della Procura la sua diffusione costituirebbe comunque una violazione di segreto d’ufficio. Le carte inviate al Dap, infatti, dovevano rimanere nel ristretto ambito ministeriale e non erano destinate all’esterno; tantomeno per il fine di utilizzo politico. Nell‘indagine la posizione di Donzelli resta – per ora – quella di persona informata sui fatti, che sarà ascoltata come testimone.

Prima di arrivare alla convocazione del sottosegretario come indagato, la Procura ha svolto una rapida indagine, acquisendo documenti e interrogando altri protagonisti della vicenda. Tra questi il direttore del Dap, Giovanni Russo, il quale ha spiegato ai pubblici ministeri un particolare considerato importante dagli inquirenti: la relazione della polizia penitenziaria non fu inviata a Delmastro per ragioni d’ufficio, ma perché lo stesso sottosegretario la chiese. A Delmastro sarà chiesto perché, oltre ad altri dettagli che i pm hanno già ricostruito, ma su cui hanno bisogno di raccogliere la versione del politico. Con le garanzie dovute a una persona sotto inchiesta, accusata dì un reato.