Giovedì 16 Maggio 2024

Cos’è l’idrogeno solforato, il gas che ha ucciso i 5 operai a Casteldaccia, e perché si trovava nelle fogne

Più noto come acido solfidrico, è tossico e insidioso (ad alte concentrazioni paralizza il nervo olfattivo). Ecco quali sintomi dà, come si forma, e perché la sua presenza in quel tombino era prevedibile

La formula chimica dell'acido solfidrico (o idrogeno solforato): H2S

La formula chimica dell'acido solfidrico (o idrogeno solforato): H2S

Palermo, 6 maggio 2024 – A confermarlo è il comandante dei vigili del fuoco di Palermo: i 5 operai morti nelle fogne a Casteldaccia, nel Palermitano, sono stati uccisi da esalazioni di idrogeno solforato, un gas tossico e infiammabile anche conosciuto come solfuro di diidrogenoacido solfidrico (formula chimica H2S, due atomi di idrogeno si legano a uno di zolfo). Di cosa si tratta e perché si trovava nella vasca delle acque reflue dove sono intervenuti i lavoratori della ditta Quadrifoglio srl, specializzata nella gestione di acquedotti e fognature?

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Tossico e insidioso

L’idrogeno solforato è un gas incolore ma ha un tipico odore di uova marce (è conosciuto anche come gas putrido). Allora perché è insidioso? Perché quanto più è concentrato nell’aria e tanto più il suo odore si attenua. Questo perché in grosse concentrazioni paralizza il nervo olfattivo. La sua presenza è dunque particolarmente pericolosa in spazi asfittici come serbatoi, cisterne, pozzi e vasche appunto. 

I sintomi: un gas mortale

L’inalazione di idrogeno solforato provoca sintomi anche gravi, fino alla morte in caso di concentrazione elevata. Si va dall’irritazione agli occhi a disturbi respiratori, mal di testa, vertigini, tosse, mal di gola, nausea fino ai danni celebrali e, appunto, al decesso. Nella vasca dove sono stati trovati i corpi degli operai, la concentrazione di gas era 10 volte superiore ai limiti massimi. E così il tombino si è rivelato una trappola mortale. 

Perché l’idrogeno solforato nel tombino?

L’acido solfidrico può essere frutto di processi industriali ma si trova comunemente anche in natura. E’ frutto della decomposizione delle proteine contenenti zolfo da parte dei batteri e sì, è lui il responsabile del cattivo odore delle feci e delle flatulenze. E’ noto che si produca dalla fermentazione dei liquami, come nel caso di Casteldaccia. Non sorprende affatto dunque che fosse nel tombino dove sono scesi gli operai. “Non si sta parlando di un gas sconosciuto, o imprevedibile – fa notare la presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei fisici e dei chimici Nausicaa Orlandi –. La Federazione in più occasioni ha fatto presente al governo della necessità di qualificare chi possa effettuare valutazioni di rischio di esposizione ad agenti chimici nei luoghi di vita e di lavoro, proprio per tutelare il lavoratore e la collettività da rischi di morte, infortunio, malattia professionale, esplosione”. E’ “importante conoscere le dinamiche degli agenti chimici e delle reazioni che possono avvenire per evitare di segnare la vita delle persone e delle loro famiglie”.

Una tragedia evitabile 

Insomma, ad emergere sono i contorni di una tragedia che poteva essere evitata. “Se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo”, commenta il comandante dei vigili del fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra. Gli operai sono stati trovati senza le maschere di protezione (DPI) addosso, anche se è possibile che le indossassero e che siano cadute nella vasca. La concentrazione di H2S era a fondo scala, ben dieci volte superiore al limite consentito. Gli operai non hanno avuto scampo.