Gallerie, operazione sicurezza. Solo il 20% dei tunnel rispetta le norme

Entro il 30 aprile quelle superiori a 500 metri della rete Tern trans european dovranno essere adeguate alle regole europee. Occhio a uscite di soccorso, idranti, illuminazione, ventilazione

Galleria (da Qn)

Galleria (da Qn)

Bologna, 22 settembre 2018 - State percorrendo la vecchia Autosole Panoramica tra Firenze e Bologna e vi trovate il doppio senso di circolazione nella galleria Banzole, anni Cinquanta? Sappiate che sarà così per qualche settimana e che il cantiere non è solo ordinaria manutenzione. Perché l’Europa ci chiede (anzi c’impone) requisiti minimi di sicurezza per i tunnel superiori ai 500 metri della rete Tern, Trans-european road network (per le altre, le norme sono più ‘spezzettate’). L’elenco comprende prima di tutto uscite d’emergenza e colonnine di soccorso a distanze minime. Ma anche idranti, ventilazione e illuminazione adeguata, bypass pressurizzati e molto altro ancora. Il problema riguarda soprattutto le vecchie infrastrutture. Scadenza per mettersi in regola: 30 aprile. A che punto siamo? "Completamente a norma circa il 20% dei tunnel", è la stima di Flavio J. Caputo, ingegnere e consulente della Commissione gallerie istituita nel 2006 al ministero dei Trasporti. Chiarisce il tecnico: "Chi non si è completamente adeguato non è comunque a zero. E dobbiamo anche ricordare che il 95% degli incendi avviene per combustione spontanea sui mezzi". Quindi: bene intervenire sull’infrastruttura, ma se poi tir e auto che ci entrano non sono a posto...

Era il 24 marzo 1999 quando un camion prese fuoco nel traforo del Monte Bianco: 39 morti. Dopo quella strage si decise un codice di sicurezza, poi messo per iscritto nella direttiva del 2004, recepita dall’Italia nel 2006 con il decreto 264. Germania e Francia avevano il vincolo al 2014, non l’hanno rispettato. All’Italia erano stati concessi cinque anni extra perché siamo "il Paese con il più alto numero di gallerie Tern", abbiamo "circa la metà del patrimonio totale presente in Europa", riassume la relazione 2013-2014 al Parlamento, ultima reperibile (in questi giorni gira negli uffici una bozza aggiornata, in mezzo c’è stato anche un periodo di presidenza vacante della Commissione). Nello stesso documento si registra che al 30 giugno 2014 delle 344 gallerie aperte al traffico, "il 29%, secondo quanto comunicato dai gestori, risulta ricadere nella fascia di ‘accettabilità’ dei livelli di rischio". Le informazioni sono quindi registrate in autocertificazione, prima della verifica. E più avanti: "La restante parte di gallerie non adeguate è sostanzialmente dotata di uscite di sicurezza, impianti di illuminazione e di ventilazione, sistemi antincendio, centri di controllo e circuiti di videosorveglianza". Un’altra tabella chiarisce: 18% completamente a norma, 11% parzialmente. Chiosa Caputo: "In un convegno del 2017 proprio l’ingegner Ricciardi, presidente della Commissione, aveva parlato di un adeguamento fermo al 20%. Mi risulta essere l’ultimo dato ufficiale comunicato". Al Mit prevedono che al 30 aprile sarà in regola un terzo dei tunnel. E gli altri? "Si adotteranno misure restrittive del traffico", è la risposta.

La maggioranza del patrimonio Tern è riconducibile a tre gestori, svetta su tutti Autostrade per l’Italia. Abbiamo chiesto ad Aspi quale sia ad oggi il grado di adeguamento raggiunto; la risposta non è arrivata. L’Anas - in seconda posizione, con 99 tunnel d’interesse europeo - comunica a fine agosto: "Al momento ne risultano adeguati 69", quindi quasi il 70%. Il Consorzio autostrade siciliane gestisce invece 159 tunnel, 40 rientrano nella rete Tern. "L’adeguamento alla normativa è in fase di progettazione – fa sapere il gestore a fine agosto –. Nelle quattro gallerie Capo d’Orlando e Tindari (due per ogni direzione di marcia) della A20 Messina-Palermo, sono stati ultimati i lavori di adeguamento strutturale e sono in fase di completamento quelli relativi alla sicurezza". Restando al Sud: bisogna intervenire anche sui tunnel abruzzesi gestiti dalla Strada dei parchi. Tra quelli da adeguare il Gran Sasso, che supera i 10 km, il caso più complesso d’Italia. Interdetto alle merci pericolose (protocollo ad hoc per i carichi speciali diretti nei famosi Laboratori). Bisogna agire sugli impianti di ventilazione e di illuminazione – proprio in questi giorni è arrivato l’ok –, ma dal 2003 si sono adottate misure compensative. Qui per la prima volta in Italia sono state usate le squadre antincendio; installati anche telecamere, bypass e idranti. Per partire con i lavori – adeguare i tunnel costa centinaia di milioni - il gestore dovrà avere l’ok ministeriale sul nuovo piano economico-finanziario. Vuol dire anche un aumento delle tariffe. Passaggio arduo, dopo le 11.36 del 14 agosto. Perché il crollo di Genova ha capovolto il mondo.