Mercoledì 24 Aprile 2024

Fare figli è un lusso per pochi. Un bebè costa come una Lamborghini

Dalla baby sitter alla scuola: 212mila euro in 25 anni. Welfare italiano nel mirino

Famiglia, foto generica

Famiglia, foto generica

Roma, 30 agosto 2018 - Crescere un figlio in Italia, dalla nascita ai 25 anni di età, costa all’incirca 212mila euro. Come un appartamento, un’auto di lusso, una barca a vela. E nel primo anno di vita un bebè può incidere sul bilancio familiare dai 7 fino a un massimo di 15mila euro. Costi alti e quasi per nulla scalfiti da bonus e detrazioni varie. Insomma, fare un figlio in Italia è un lusso. Niente a che vedere con la vicina Francia dove gli assegni di ‘mantenimento’ per i figli vanno a tutti i residenti e arrivano a 300 euro al mese a partire dal terzo figlio (a cui se ne aggiungono altri 167 per ogni ulteriore bebè).

Il crollo delle nascite in Italia continua senza sosta dal 2008 con la novità che a fare meno figli ora sono anche gli stranieri. Secondo gli ultimi dati dell’Istat – riferiti al 2017 – per il terzo anno consecutivo i nuovi nati sono meno di mezzo milione (458.151, -15mila sul 2016), di cui 68mila stranieri (14,8% del totale) ma anch’essi in diminuzione. In pratica il minimo storico dall’Unità d’Italia.

La diminuzione delle nascite è di quasi 120mila bimbi negli ultimi nove anni. Il calo si registra in tutte le ripartizioni ma è più accentuato al Centro (-5,3% rispetto all’anno precedente). In questo quadro le famiglie numerose sono sempre più rare: quelle con almeno 4 figli negli anni Sessanta erano un milione, adesso sono meno di 130mila. Un figlio costa in media 8.500 mila euro all’anno e molte sono le voci che pesano, a cominciare da quella per l’asilo nido che recentemente Federconsumatori ha stimato in circa 6.700 euro all’anno, pasti compresi.

La baby sitter? Con tariffe orarie che si aggirano sui 10,80 euro si può arrivare a spendere oltre 8mila euro all’anno. Secondo l’Associazione nazionale famiglie numerose – quelle con almeno 4 figli – le risorse destinate alla famiglie ammontano all’1,3% del Pil, contro il 2,1% della media Ue 27. Ma non basta, c’è anche la beffa: le tasse sono modulate sul reddito individuale, in base al principio dell’equità verticale, ma non si tiene conto dell’equità orizzontale ovvero di quante persone vivono nel nucleo familiare. Soluzioni? Oltre ai vari bonus ogni forza politica propone la sua ricetta. Il mantra del centrodestra è la riforma del sistema fiscale con l’inserimento del quoziente familiare. Forza Italia condivide l’idea di asili nido gratuiti e di assegni più che proporzionali al numero dei figli.

Fratelli d’Italia pensa a un piano di sostegno alla natalità che prevede un assegno familiare di 400 euro al mese per i primi sei anni di vita di ogni minore a carico per le famiglie con redditi sotto gli 80mila euro annui. Ma anche, tra l’altro, asili nido gratuiti e aperti fino a tardi e nel periodo estivo; la deducibilità del lavoro domestico; un congedo parentale coperto fino all’80%. Anche la Lega propone un contributo di 400 euro al mese (detassati) ai genitori per ogni nuovo nato fino al diciottesimo anno, ma solo per i cittadini italiani (o con almeno 20 anni di residenza alle spalle).

Il movimento 5 stelle, nel suo programma, punta ad arrivare gradualmente a uno stanziamento di 17 milioni di euro annui aggiuntivi per le famiglie con figli. Per quanto riguarda il Pd la principale proposta consiste in una operazione fiscale di sostegno alle famiglie italiane che prevede 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Per tutti i tipi di lavoro e per tutte le fasce di reddito fino a 100mila euro l’anno. Molte ricette, non resta che applicarne qualcuna.