Martedì 30 Aprile 2024

Esplosioni al gasdotto Stop alle forniture L’Europa trema: "Un attacco russo"

Fuoriuscite in mare, la Danimarca: dureranno una settimana. Il Cremlino: noi non c’entriamo, è stato un sabotaggio all’impianto

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di Alessandro Farruggia

I gasdotti Nord Stream che portano il gas russo in Germania sono fuori uso. Il mare al largo dell’isola danese di Bornholm, nel Baltico, letteralmente ribolle di gas. Tre grandi affioramenti, uno largo 1000 metri, gli altri 200, sono stati fotografati dagli F16 danesi e sversano in atmosfera quantità enormi di gas. Il metano proviene dai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Il rischio di esplosioni è altissimo e per questo sono state interdette navigazione e sorvolo della zona. E non è stato un incidente, ma a ragion di logica sabotaggio.

"A danneggiare il Nord Stream – ha detto il sismologo Peter Schmidt della reste sismica svedese – sono state due esplosioni sottomarine. La prima scossa di magnitudo 1.9 è stata registrata alle 2.03 del mattino di lunedì a sud est di Bornholm, un’altra, alle 19.04 di lunedì, di magnitudo 2.3, un po’ più a nord. Non c’è niente di naturale che possa spiegarle, sono ovviamente opera dell’uomo". La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen avverte Mosca: "Se lo stop è deliberato, la risposta sarà forte". L’operatore dell’infrastruttura, la tedesca Nord Stream Ag, è costernato: "Il gasdotto Nord Stream ha registrato danni senza precedenti a tre linee del gasdotto ed è impossibile in questo momento stimare la tempistica delle operazioni di ripristino". La triplice fuga provocherà un inquinamento localizzato, e in caso di incendio potrà determinare una grande esplosione e una combustione di gas fino allo svuotamento del tratto di tubo interessato, che richiederà almeno una settimana. Di sicuro questo avrà un impatto sulle emissioni di “gas serra” (il metano è 28 volte più inquinante rispetto alla stessa quantità di Co2), ma non causerà un disastro ambientale paragonabile a quello che provocherebbe invece un incidente ad un oleodotto.

Che sia sabotaggio è quasi una certezza. "Si parla di tre fughe di gas, dunque è difficile ipotizzare che possa essere accidentale" ha detto la premier danese Mette Fredriksen. Più esplicito il primo ministro polacco Mateusz Morawicki: "Siamo chiaramente di fronte ad un atto di sabotaggio". Kiev da parte sua ha accusato direttamente Mosca: "È chiaramente un atto terroristico pianificato dalla Russia" ha dichiarato il consigliere presidenziale Myhailo Podoliak. Cauto il Segretario di Stato americano Anthony Blinken: "I rapporti iniziali indicano che potrebbe essere il risultato di un attacco o di una sorta di sabotaggio, ma questo non è chiaramente nell’interesse di nessuno". Persino Mosca valuta l’ipotesi sabotaggio. "Il Cremlino non esclude che la distruzione delle linee del gasdotto possa essere il risultato di un sabotaggio" ha detto il portavoce Dimitri Peskov. Sabotaggio fatto da chi? I sospetti portano alla Russia anche se sui blog militari russi si lanciano accuse contro gli Stati Uniti, la Polonia e l’Ucraina.

Secondo forti di intelligence occidentali, la marina americana avrebbe segnalato al largo della Norvegia il sommergibile nucleare russo BS329 Belgorod, una unità nuovissima di classe Oscar II – 170 metri di lunghezza, armato con 6 siluri nucleari Poseidon con i quali attaccare i “battle group“ americani – che il 10 febbraio era segnalato dal satellite Pleiads nel porto russo di Severodvinsk, sul Mar Bianco, e poi ha mosso verso Capo Nord e quindi a sud. Dove sia ora non si sa, ma il Belgorod ha una particolarità: operare sui fondali per piazzare sistemi spia, sonar o altro. Sotto la sua “pancia“ ospita un sommergibile (tecnicamente chiamato) “midget“ (nano) che viene inviato a compiere operazioni sul fondale. Il Belgorod ne può ospitare di 2 tipi. O il Losharik, 70 metri, oppure il Paltus, 55 metri.

L’ipotesi dell’intelligence occidentale è che il Belgorod abbia sganciato uno dei due sommergibili “midget“ al largo delle coste occidentali danesi, mandandolo a piazzare, con uomini rana, una serie di cariche ad alto potenziale sui tubi del Nord Stream. Obiettivo: bloccare il flusso di gas senza prendersene la colpa e tentare di strozzare l’Europa. Una guerra ibrida.