Giovedì 11 Aprile 2024

Maxi eredità lasciata alla parrocchia di Modena. I soldi spariscono, indagato il priore

Nel 1970 una nobildonna donò due terreni alla sua chiesa, poi acquistati dal Comune per quattro milioni. L’anziana voleva che il lascito andasse solo in beneficenza. L’accusa: "Tutto trasferito in altri conti"

Stefano De Pascali, priore dei benedettini

Stefano De Pascali, priore dei benedettini

Modena, 23 gennaio 2023  - Una eredità milionaria lasciata alla parrocchia di San Pietro a Modena è al centro di un’inchiesta della guardia di finanza che vede indagato il priore dei Benedettini Stefano De Pascalis, assieme a un collaboratore e a tre professionisti del settore legale, due residenti a Ravenna (tra cui un ex notaio) e uno a Bologna (un avvocato). Uno di loro sarebbe anche titolare di una società con sede a Londra. I cinque sono accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita.

Il pm ha già chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza in tribunale è già stata fissata. Tutto inizia negli anni ’70 quando un’anziana nobildonna lascia in eredità alla parrocchia due terreni specificando nel testamento che il lascito andasse solo alla parrocchia e non ai monaci benedettini che vi risiedono; il denaro doveva servire cioè ad acquisti necessari alla chiesa e come beneficenza ai poveri. Dopo 20 anni di affitti dei due fondi a beneficio della parrocchia, il Comune espropria i terreni: in quel momento "piovono" nelle casse della chiesa circa 4 milioni di euro, denaro che secondo l’accusa attira l’attenzione del religioso che mette in atto nel tempo una serie di operazioni bancarie sospette.

Le fiamme gialle hanno ricostruito che già nel 2013 il conto di San Pietro viene ‘svuotato’ e trasferito in una banca di Bolzano su un conto intestato alla parrocchia; un’operazione fatta però senza informare la Curia e l’ordine monastico. Ma la trama si infittisce negli anni quando l’ex parroco (il priore si è dimesso dalla carica di parroco l’anno scorso) trasferisce più o meno la stessa somma in un altro conto aperto nello stesso istituto di credito di Bolzano intestato però all’Abbazia dei Padri Benedettini andando così contro le disposizioni della nobildonna. L’iniziativa più sospetta per i militari arriva però nel 2020 quando l’alto prelato costituisce presso una banca di Modena un trust con scopi generici dove, dopo avere pagato con ‘parcelle’ fino a 100mila euro i suoi collaboratori indagati, trasloca ancora una volta il ‘tesoretto’.

Secondo la Procura in questo modo il religioso avrebbe potuto disporre liberamente del denaro senza rendere conto alle istituzioni ecclesiastiche. E’ a questo punto che interviene la guardia di finanza sequestrando i conti. La Curia e la parrocchia di San Pietro Apostolo saranno parte civile nell’eventuale processo. "Dimostreremo come il nostro cliente abbia agito in totale buona fede e solo per assicurarsi che il lascito rimanesse vincolato alle mura della chiesa non conseguendo alcun profitto personale", il comento dei difensori del religioso.