
Il magistrato Raffaele Guariniello (Ansa)
Torino, 16 maggio 2015 - Superfarmaco per l'epatite C, il pm Guariniello ipotizza il reato di lesioni colpose e omissione di cure. La vicenda riguarda il superfarmaco per curare l'epatite C, il Sofosbuvir, che le Regioni dovrebbero acquistare e somministrare ai pazienti malati. Un trattamento che costa circa 40mila euro e che le amministrazioni faticano a sostenere senza l'aiuto dello Stato. Lo scorso aprile Guariniello aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti per approfondire la questione.
Secondo il magistrato subalpino, le Regioni si sarebbero attivate per garantire le cure necessarie ai casi più gravi, ma non avrebbero ricevuto il necessario aiuto dallo Stato, nonostante lo scorso anno sia stata approvata una legge per finanziare la somministrazione di farmaci innovativi. Di conseguenza, il numero di pazienti in cura con il Sofosbuvir è di gran lunga inferiore a quello dei malati complessivi. Soltanto in Piemonte i casi di epatite C sono circa 2mila. In base ai dati a disposizione del pm Guariniello, all'ospedale Molinette di Torino, per esempio, sono attualmente trattati con l'innovativo farmaco 100 pazienti, ma ce ne sono altri 600 in lista d'attesa.
I nuovi farmaci per l'epatite C sono arrivati a 4-5 mila persone, molte meno di quelle che ne avrebbero diritto, e la distribuzione è troppo lenta. È quanto è emerso da una recente campagna di informazione sulla malattia dell'associazione di pazienti Epa C onlus. "Dal nostro punto di vista siamo troppo lenti - ha spiegato il presidente dell'associazione, Ivan Gardini -, le nostre segnalazioni ci danno 4-5 mila trattamenti in corso, mentre i pazienti con cirrosi sono 20-25mila. L'obiettivo deve essere trattare tutti i cirrotici entro fine anno, in modo che nessuno muoia più di epatite C, ma a questi ritmi non ce la faremo". Il problema principale, ha spiegato Gardini, è che manca il decreto che ripartisce i fondi stanziati dal Governo. "Senza il decreto le Regioni devono anticipare i soldi, e questo crea problemi - spiega -. Dalle segnalazioni emerge una situazione critica in Piemonte, dove molti pazienti gravi sono in stand by, ma problemi ci sono in molte altre regioni. La Campania non è partita con il secondo farmaco, la Sicilia ha appena iniziato, ma anche l'Umbria, ad esempio, ha stanziato i fondi per 25 trattamenti in tre mesi, ma non si sa quanti ne servano effettivamente".
Anche il Codacons scende in campo per tutelare i malati. Una diffida al Ministero della salute e alle Regioni affinché i farmaci contro l'epatite C siano forniti gratuitamente a tutti i soggetti bisognosi, è stata presentata nei giorni scorsi dall'associazione che tutela i consumatori, che ha avviato anche un'azione per far ottenere il rimborso a chi ha dovuto acquistare i medicinali di tasca propria. "Questi farmaci rappresentano un grandissimo risultato per la medicina attuale, ma ad oggi - denuncia il Codacons - si pagano a caro prezzo. Il trattamento completo con il Sovaldi costa, ad esempio, circa settantamila euro, mentre il costo al pubblico di un trattamento completo con Olysio (simperevir), ammonta a circa quarantaduemila euro. Per tale motivo, e considerata la loro portata innovativa, questi farmaci sono stati inclusi nella fascia A PHT, ovvero tra i farmaci totalmente rimborsabili e a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia ad oggi - afferma l'associazione - pervengono segnalazioni di pazienti che, pur avendone diritto, non riescono ad accedere a tali cure". Sul sito www.codacons.it l'associazione ha pubblicato una pagina attraverso la quale "i cittadini che necessitano dei farmaci per la cura dell'epatite C possono non solo diffidare la propria Regione a fornire gratuitamente i medicinali, ma anche chiedere il rimborso delle somme spese per l'acquisto dei due farmaci prima del 5 dicembre 2014".
L'AIFA: "NOTIZIE IMPRECISE" - "Le notizie diffuse in queste ore sul prezzo del farmaco Sovaldi sono largamente imprecise. L'Aifa concluso un accordo negoziale a un prezzo medio di gran lunga più basso di tutta l'Europa". I pazienti attualmente registrati in trattamento con questo farmaco, prosegue la nota, "sono oltre 7.000 anche se permangano preoccupanti variabilità regionali. Non è vero che lo Stato non ha stanziato le risorse né che queste debbano arrivare ai singoli centri prima che il farmaco possa essere prescritto. La legge parla chiaramente di rimborsabilità e dato che il contratto con la azienda farmaceutica è fatto secondo un accordo per prezzo/volumi tanti più pazienti entrano in trattamento tanto meno lo paghiamo. Chi non sta prescrivendo o dispensando il farmaco nonostante i pazienti rientrino nei criteri identificati dall'Aifa - conclude la nota - dovrà assumersi le responsabilità di una simile scelta".