Emanuela Orlandi, Vaticano riapre il caso. Nuove indagini al via

L'obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Legale della famiglia Orlandi: "Appreso della riapertura dalla stampa. Da un anno chiedevamo di essere ascoltati". Il fratello Paolo: "Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga"

Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi

Città del Vaticano, 9 gennaio 2023 - Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi. A distanza di quasi quaranta anni dalla scomparsa, la magistratura vaticana, insieme alla gendarmeria, ha deciso di riaprire le indagini sulla storia che scosse profondamente il Vaticano e le sue massime istituzioni. Nel corso del suo percorso giudiziaio, la vicenda di Emanuela Orlandi ha sfiorato le ipotesi più diverse quanto inquietanti.

Sommario

La riapertura delle indagini

L'obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire ombre e interrogativi di ogni genere, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni. Stando al piano di lavoro messo a punto all'ufficio del promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi, si ripartirà dai dati processualmente acquisiti, si seguiranno nuove piste e vecchie indicazioni all'epoca non troppo approfondite: insomma, il lavoro ripartirà dall'esame di ogni singolo dettaglio a partire da quel pomeriggio del 22 giugno 1983 allorquando una ragazza di 15 anni, Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente vaticano, scompare nel nulla. Si era richiusa alle spalle la porta della sua abitazione alle 16 di quel giorno di inizio estate per andare a lezione di musica in piazza Sant'Apollinare. Nei pressi dell'omonima basilica dove molti anni più tardi si scoprì che vi era seppellito uno dei capi della banda della Magliana, 'Renatino' Enrico De Pedis, secondo diversi testimoni esecutore materiale del sequestro "per conto di alti prelati".

Il fratello di Emanuela Orlandi: "Se la politica si muove il Vaticano dovrà parlare"

L'iniziativa della magistratura vaticana si muove nel solco della ricerca della verità e della trasparenza a tutti costi voluta da Papa Francesco, e per quanto riguarda l'affaire Orlandi si inserisce sulla scia dell'attenzione mostrata al caso da altri pontefici, a partire da Giovanni Paolo II (fu il primo, nel suo appello durante l'Angelus, a ufficializzare l'ipotesi del sequestro).

Le nuove indagini su Emanuela potrebbero arrivare a uno squarcio di luce anche sulla vicenda della coetanea Mirella Gregori, scomparsa pure lei quell'anno. Ovviamente la decisione della magistratura pontificia va ad inserirsi e supportare la disperata ricerca di verità reclamata dalla famiglia della 15enne mai arresa alla coltre di mistero e omertà.

La storia di Emanuela Orlandi, il mistero della Vatican Girl: viva o morta?

Legale famiglia Orlandi: "Riapertura appresa da stampa"

"Siamo contenti dei nuovi accertamenti dell'autorità vaticana. Abbiamo presentato due denunce, la prima nel 2018 e la seconda nel 2019. Non so su quale base abbiano aperto, lo abbiamo appreso dagli organi di stampa. Siamo curiosi di saperne di più anche noi. Reputo che la famiglia Orlandi sarebbe dovuta essere avvisata un po' prima", così ha parlato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi.

"Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga", così invece ha parlato il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro. "Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare - continua - Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. E' chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti".

Leggi anche: Emanuela Orlandi, famiglia chiede di incontrare pm. Calenda: "Questa storia va chiarita"

Gli ultimi sviluppi del caso

Nuove rivelazioni, docufiction di successo, piste inedite. Mai come in questi ultimi tempi si sono riaccesi i fari sulla storia della scomparsa della giovanissima Emanuela, fari che si erano spenti nell'ottobre del 2015 allorché il Gip, su richiesta della Procura e per mancanza di prove consistenti, archiviò l'inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, avviata nel 2006 successivamente alle dichiarazioni di Sabrina Minardi e che vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona tra gli altri anche monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare dove fino al 2012 era stato sepolto De Pedis. Tre anni più tardi l'ultimo soffio di speranza per i familiari di entrambe le ragazze scomparse nel nulla. Il Vaticano, coerentemente alle indicazioni di trasparenza del Santo Padre, diede il via libera all'analisi del dna su alcune ossa ritrovate durante dei lavori di restauro nella sede della Nunziatura Vaticana di via Po, a Roma.

Le indagini, affidate dalla Santa Sede all'Italia, e in particolare alla procura di Roma e alla Polizia scientifica, erano finalizzate a comparare quelle ossa con il codice genetico di Emanuela Orlandi. Nulla di fatto anche lì. Oggi si ricomincia da capo, per l'ennesima (e ultima) volta.

Mirella Gregori sparita come Emanuela Orlandi. La sorella: riaprite anche il suo caso