La storia di Emanuela Orlandi, il mistero della Vatican Girl: viva o morta?

La serie tv di Netflix riaccende i riflettori sul misterioso caso della scomparsa della 15enne romana: era il 22 giugno 1983. In 39 anni si è detto e scritto di tutto, quasi un intrigo internazionale: ecco cosa è successo da quel misterioso giorno

Roma, 27 ottobre 2022 – Uno squarcio nella memoria, il caso di Emanuela Orlandi è riapparso dal passato con tutta la forza del suo fitto mistero. Un intrigo internazionale che ha tutti gli ingredienti della “spy story”: dai giochi di potere nascosi nelle trame del Vaticano ai servizi segreti italiani, la banda della Magliana, il sindacato polacco Solidarnosc, l'attentato di Ali Agca al Papa Giovanni Paolo II, le accuse di pedofilia, le telefonate dell'americano, i presunti dossier spuntati nel corso dei decenni.

Una scomparsa, quella della 15enne romana, entrata nella storia italiana, tra intrighi e sospetti. A riportarla d’attualità è “Vatican girl”, la serie tv di Netflix sul rapimento di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983. E, per un attimo, il docu-film ha riportato indentro gli orologi a 39 anni fa: a quel volto in bianco e nero di una ragazza sorridente – con la fascia sulla fronte, come sui usava negli anni Ottanta – che ha tappezzato per mesi le strade di Roma. A distanza di quasi quarant'anni, in città sono riapparso gli stessi manifesti che il fratello maggiore Pietro fece stampare per denunciarne la scomparsa. Stavolta, sotto la famosa foto, ci sono le domande che milioni di italiani si sono fatti in questi anni: "Emanuela Orlandi è scomparsa perché vittima di un gioco di potere?". O "per tenere nascosto un segreto Vaticano?". 

Emanuela Orlandi: i protagonisti della vicenda misteriosa
Emanuela Orlandi: i protagonisti della vicenda misteriosa

Chi era Emanuela Orlandi?

Il caso Orlandi si intreccia con i buchi neri della storia degli ultimi quarant'anni. Fino a poche ore prima della scomparsa, Emanuela era un’adolescente come tante altre: frequentava il secondo anno del liceo scientifico al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, studiava pianoforte in una scuola di musica in piazza Sant'Apollinare e, come tante altre ragazze, quell’anno era stata rimandata in latino e francese a quelli che ai tempi si chiamavano gli “esami di riparazione” di settembre. Unica eccezione ad un’esistenza normale era la vita in Vaticano, dove Emanuela – penultima di cinque fratelli – viveva con la famiglia. Quel 22 giugno di una torrida estate romana, il suo volto diventa improvvisamente famoso, rimbalzando sui telegiornali di prima serata.

Nata il 14 gennaio 1968, Emanuela era figlia di un commesso alla Prefettura della casa pontificia e aveva solo 15 anni. L’estate era appena iniziata, aveva finito la scuola da poche settimane e quel giorno era uscita come tutti i giorni dall’appartamento in cui viveva con i genitori e i quattro fratelli. Una casa in un posto speciale: la Città del Vaticano. Oltrepassando quel famoso muro che incuriosisce il mondo, era uscita di casa per andare alle lezioni nella sua scuola di musica in piazza Sant'Apollinare, a due passi dal Senato, dove studiava piano e flauto traverso, ma anche coro e solfeggio. E da quel momento non è più tornata.

La scomparsa

Il 22 giugno dell’83 inizia uno dei più famosi misteri d’Italia. Quel giorno Emanuela va a lezione di musica piazza Sant'Apollinare: entra a scuola alle 16 ed esce alle 18.45, una decina di minuti prima del solito. L’ultimo contatto con la famiglia è stata una telefonata alla sorella maggiore fatta da una cabina telefonica: le dice che avrebbe fatto tardi perché l’autobus non passava e che un uomo l’aveva fermata per strada proponendole un lavoro di promozione ben retribuito durante una sfilata di moda. Troppo alta la cifra – 370mila lire, circa 600 euro di oggi – per poche ore di lavoro. La sorella le risponde di tornare a casa e parlarne con la madre prima di accettare. Ma Manuela a casa non è mai rientrata e, da quell’ultimo contatto, il buio.

Pare che Emanuela abbia raggiunto la fermata dell’autobus in Corso Rinascimento insieme a due compagne di corso, ma il mezzo era troppo affollato e la 15enne decise di non salire e aspettare quello dopo. E da quell’attimo, come in una storia da “sliding door”, tutto cambia e i racconti di chi c’era appaiono confusi e contraddittori.

L’appello del Papa

La famiglia denunciò la scomparsa della 15enne e da qual momento emerse di tutto. Un uomo disse di aver visto Emanuela in Campo de’ Fiori con un flauto in mano insieme ad altre ragazze. Il 3 luglio, Papa Giovanni Paolo II lanciò un appello durante l’Angelus ai responsabili della scomparsa di Orlandi perché la liberassero. Fu il primo accenno al rapimento. Poche tempo dopo, la famiglia Orlandi ricevette 16 telefonate di un uomo che parlava con un forte accento anglosassone – i giornali lo soprannominarono “l’americano” – che chiese la scarcerazione del turco Ali Agca in cambio della liberazione della ragazza. E qui entra in campo il “lupo grigio”, l’uomo che il 13 maggio 1981 sparò al Papa in piazza San Pietro.

Nel ‘95, alcuni giornali scrissero che, secondo una nota riservata del servizio segreto Sisde, l’americano aveva un’ottima conoscenza del latino, un elevato livello culturale e una notevole dimestichezza con il mondo del Vaticano. Nel 2011, durante una trasmissione della tv Romauno a cui partecipava anche Pietro Orlandi, telefonò un uomo che sosteneva di essere un ex agente del servizio segreto Sismi (Servizio per la sicurezza militare) e che il rapimento Orlandi fosse da collegare all’omicidio del banchiere Roberto Calvi e al fallimento del Banco Ambrosiano. Calvì fu trovato morto a Londra quattro giorni prima della scomparsa di Emanuela: era il 18 giugno 1982, il cadavere fu trovato sotto il Ponte dei Frati Neri.

Vatican girl: la serie Netflix

Sono proprio le parole del turco Ali Agca – sibilline come lo sempre state – a rimbalzare nel docu-film di Netflix. ''Ali Agca interviene sempre in momenti mediaticamente rilevanti, se ha elementi concreti e riscontrabili sul rapimento di mia sorella li fornisca. Rispetto alle dichiarazioni che ha sempre fatto sul coinvolgimento del Vaticano, dire ora che con il documentario viene messa in atto una campagna calunniosa contro la Chiesa è contraddittorio''. Così Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, commentala lettera aperta del “lupo grigio”, con cui Agca è intervenuto sul documentario di Netflix 'Vatican Girl' che riaccende i riflettori sul caso- Il nome di Agca fu associato anche alla scomparsa di una seconda ragazza, Mirella Gregori, sempre a Roma e nello stesso anno. Furono i “Lupi grigi” (un movimento estremista nazionalista turco) a renderlo noto: sostenevano di avere nelle mani entrambe le ragazze e di essere pronti a liberarle in cambio di Agca, che si trovava in carcere in Italia.

“Questa serie è importante – commenta Pietro Orlando – anche perché è trasmessa in 160 paesi nel mondo, a milioni sapranno. Ho ricevuto messaggi di solidarietà dagli Usa al Sudamerica e pure dall'India. Il Vaticano so che è preoccupato per questo, sanno che non ci fermeremo mai finché la verità non verrà fuori". Nella serie viene intervistata anche un'amica di Emanuela e si racconta di un segreto che le ha rivelato la ragazza scomparsa, ovvero una persona vicina al Papa che "c'ha provato". Emanuela "non ce lo avrebbe mai detto", ha confermato Pietro. Il prossimo anno saranno 40 anni dalla scomparsa, l'idea è quella di fare un gesto eclatante per chiedere giustizia: "Se necessario, ci incateneremo alle colonne di San Pietro", aggiunge il fratello.

Il misterioso dossier del Vaticano

Nella ricostruzione di Netflix, Emanuela avrebbe confessato ad un’amica di essere stata molestata da un lato prelato molto vicina al Papa e di non averlo mai raccontato a nessun altro per paura di non essere creduta. Molti anni dopo, secondo quanto raccontato dal docu-film, un giornalista sarebbe entrato in possesso di un fascicolo vuoto nascosto in Vaticano, con il nome di Emanela Orlandi sulla copertina: l’ipotesi è che si trattasse della rendicontazione delle spese sostenute dall’83 al ‘95 per il vitto e l’alloggio di Emanuela in un convitto per ragazze a Londra. Un altro mistero mai chiarito: forse per atri 12 anni è rimasta in vita.

Le inchieste

Tanti i filoni di inchiesta seguiti negli ultimi 39 anni: indagini aperte nel corso del tempo e poi tutte archiviate una dopo l’altra. Nel luglio di quest’anno, il nome di Emanuela è stato associato alla scomparsa di una salma da una tomba del cimitero del Vaticano: si trattava di Katty Skerl, una 17enne di origini svedesi rapita e uccisa nei dintorni di Roma nel 1984. Un uomo, forse un mitomane, si era autodenunciato per il rapimento Orlandi, dicendo che l’omicidio Skerl era direttamente collegato alla lotta tra due fazioni rivali del Vaticano.

"Siamo ad un punto di svolta. Io e l'avvocato abbiamo elementi in mano che possono aiutarci con certezza a capire che cosa è successo. Però ci serve la collaborazione di persone che lavorano in Vaticano, che sono a conoscenza di questo fatto. Che si liberino la coscienza e che abbiamo il coraggio di non rimanere nell'anonimato. Abbiamo bisogno di loro". Sono le parole che il fratello Pietro ha pronunciato lo scorso 22 giugno a una manifestazione per tenere viva la memoria sul caso Orlandi. E il mistero continua.