Giovedì 25 Aprile 2024

Ecco chi era Andreotti, mio padre

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Stefano

Andreotti

Faccio riferimento all’intervista dal titolo “La Cassazione parla chiaro, ebbe contatti con la mafia“, pubblicata ieri dal vostro giornale, intervista peraltro riscontrata già dalle osservazioni dell’onorevole Paolo Cirino Pomicino contenute nell’articolo “Raccontano balle da 28 anni, Andreotti duro contro i boss“, per inviare alcune mie riflessioni, essendo io stato tirato in ballo dall’intervistato, il dottor Intoccia.

Gli affetti indubbiamente possono tirare brutti scherzi, ma sostenere, come fa l’intervistato, che portino nel mio caso "alla rimozione della realtà rispetto a quella che l’affettività consente", trovo che sia una affermazione offensiva per le mie capacità di giudizio, che non tiene conto della profonda conoscenza diretta della vita e delle attività di mio padre, Giulio Andreotti, e del lavoro di studio e divulgazione delle migliaia di documenti da lui lasciati che, credo, mi consenta una analisi certo più attendibile di quella che attinge le sue certezze da terze persone.

Quanto alle conclusioni raggiunte dalla ricerca dello stesso intervistato, nelle quali il dottor Intoccia riporta di essere stato aiutato nella lettura storica da chi ha sostenuto, almeno nella prima fase, l’accusa nel processo di Palermo, credo che, se lo stesso intervistato avesse voluto avere un quadro più preciso avrebbe potuto quanto meno consultare l’archivio Giulio Andreotti presso l’Istituto Sturzo, al quale ricorrono anche tantissimi studenti, se non confrontarsi anche con me e con gli avvocati della difesa.

Credo che avrebbe raggiunto meno certezze nel ricostruire la storia del nostro Paese, perlomeno come viene accennata nell’intervista, e soprattutto sarebbe stato aiutato nel leggere la sentenza della Cassazione nella sua interezza, con la conseguenza di non poter certo sostenere, come ha fatto, che la stessa "non ha lasciato nessun dubbio sui rapporti con Cosa Nostra".