Lunedì 20 Maggio 2024

Dolzago, indagati sindaco e giunta: Lanfranchi e altri dieci accusati di diffamazione da Panzeri

Ad accusarli sono stati gli agenti della Digos, la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura di Lecco, a cui ha chiesto aiuto poco dopo la tornata per le amministrative locali, l'ex primo cittadino e candidato avversario Pier Giorgio Panzeri

Operazione della Digos (Foto archivio)

Operazione della Digos (Foto archivio)

Dolzago, 13 gennaio 2015 – Il sindaco di Dolzago Paolo Lanfranchi, 39 anni, è stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa e con lui tutti i suoi otto consiglieri comunali di maggioranza e altri due componenti della sua lista civica “Impegno comune” che non sono stati eletti. Ad accusarli sono stati gli agenti della Digos, la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura di Lecco, a cui ha chiesto aiuto poco dopo la tornata per le amministrative locali, l'ex primo cittadino e candidato avversario Pier Giorgio Panzeri, 52 anni compiuti ieri, segretario tra l'altro del Sap, il Sindacato autonomo di polizia.

Quest'ultimo comunque, come tutti i dolzaghesi, il 24 maggio, tra l'altro giorno di silenzio elettorale poiché alla vigilia dell'apertura dei seggi, ha trovato nella cassetta delle lettere una volantino in cui si sosteneva che avrebbe percepito solo nell'ultimo mandato circa 2mila euro di rimborso spese e che avrebbe raccontato frottole su alcuni piani di lottizzazione. La firma sull'opuscolo di propaganda, distribuito a mano casa per casa, era quella della lista di chi poi ha indossato la fascia tricolore, come del resto hanno confermato durante le indagini tutti gli indagati.

Peccato che quanto scritto non fosse vero, intanto perché nel quinquennio precedente ha incassato appena 100 euro e rotti a titolo di rimborso spese e poi perché lui con gli ultimi piani regolatori non ci mai avuto nulla a che fare, con l'aggravante che chi ha stilato il manifesto lo sapeva benissimo perchè vicesindaco uscente. Da parte sua si sarebbe accontentato di qualche spiegazione formale e delle scuse ufficiali in aula durante una delle prime sedute pubbliche, spiegazioni e scuse che tuttavia non sono state fornite. Da qui la decisione di rivolgersi a quelli della Digos e l'iscrizione nel registro degli indagati di sindaco, consiglieri, assessori e due sostenitori, i quali, in caso di condanna, rischiano la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 526 euro.