Mercoledì 24 Aprile 2024

Dibba e l’ultimo vaffa "Grillo è un padre padrone"

Il pasionario a Cinquestelle, con un video dalla sua auto, spiega perché non correrà alle Parlamentarie "In molti non mi vogliono, mi temono, me lo ha detto Conte". Poi attacca il fondatore: "Non mi fido più di lui"

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Uno, due, tre passi indietro. "Non ci sono le condizioni". "Non mi vogliono". "Mi temono". Ora è ufficiale: Alessandro Di Battista, il movimentista che più movimentista (e radicale) non si può, non si candida con i Cinquestelle. Lo annuncia lui, in un video dai tratti ora malinconici ora rabbiosi. La location è spoglia, forse non a caso: maglietta grigia e a sedere in auto. Il video in ogni caso, a poche ore dalla pubblicazione, raggiunge oltre 4mila commenti.

Ma andiamo con ordine. Il ’pasionario’ già da tempo in rotta col Movimento in cui è cresciuto anche nelle istituzioni (è stato parlamentare nella legislatura 2013-2018), ci va giù duro. E i suoi bersagli non sono di poco peso. Su tutti il Fondatore e Garante del Movimento, Beppe Grillo. Di Battista afferma di non fidarsi più di lui, dopo l’appoggio al governo Draghi, il governo "dell’assembramento". Il governo da cui nascono molte disgrazie e sfortune per il Movimento. E Grillo che ancora in parte fa il padre padrone? "Sotto di lui non ci sto".

Nel lungo video, Di Battista pare veramente tormentato, segno del travaglio che lo ha portato a non correre per le Parlamentarie. Una decisione sofferta. Ne ha parlato col presidente Giuseppe Conte. E fra i due, pur con sensibilità diverse, le cose non sono andate male. No, perché dice Dibba, Conte "è un galantuomo, molto sincero: anche parlando con lui ho compreso che ci sono tante componenti dell’attuale Movimento che non mi vogliono". Ma l’ex Avvocato del popolo non è colpevole.

È con altri che Di Battista se la prende: in primis con il presidente della Camera Roberto Fico e con l’ex amicofratello Luigi Di Maio (pure lui transfugo). Ma perché questo ostracismo? La risposta è lapidaria: "Da Grillo passando per Fico non mi vogliono per una serie di ragioni: forse perché temono il fatto che io sia poco imbrigliabile, che io possa (giustamente) ricordare gli errori politici commessi, soprattutto negli ultimi due anni". Si duole e si arrabbia per certe interviste rilasciate da esponenti pentastellati sul suo conto: mi dipingevano come "un distruttore tipo Attila, quando forse i disboscatori sono stati ben altri...". Poi, la scelta di rivolgersi alla ’base’, alla spina dorsale del Movimento: "Davvero, ho ricevuto decine di migliaia" di inviti a presentarmi". Ma non lo ha fatto per mancanza di sintonia coi vertici. Il che vuol dire che Di Battista si ritira? Manco per sogno. Qui, il ’Che’ pentastellato, è chiarissimo: l’idea è fondare un’associazione per fare politica dall’esterno: "Vedremo dove porterà questo percorso". Della serie: le idee non mi mancano, ne vedrete delle belle.

Poi, la rabbia verso gli ex amici di movimento: c’è chi è pronto "a infilarsi nella sede del Pd per elemosinare un seggio, dopo aver detto peste e corna. Io non sono come queste persone". Si sa, Dibba non ha mai digerito i dem, nemmeno l’ala più dialogante. La sua paura è sempre stata che il Nazareno usasse i Cinquestelle salvo poi abbandonarli. Strali anche contro Di Maio: "Mi hanno impedito di fare il capo politico evitando di votare. Non hanno neppure voluto pubblicare i voti degli Stati Generali perché avevo preso il triplo dei voti di Di Maio" che allora faceva il "ducetto".

La Rete ribolle: "Grillo, la nostra storia inizia con loro, Alessandro e Virginia". Già, l’ex sindaca di Roma Raggi. Anche lei poco tenera verso le scelte del Movimento. Anche lei che non si candida e critica da tempo le decisioni prese "nella stanze del Palazzo"...

Francesco Ghidetti