Csm da riformare A marzo in Aula

di Ettore Maria Colombo

Adesso, forse, sulla giustizia si fa sul serio, ma non subito. È arrivato fermo e netto, dal suo discorso d’insediamento, il messaggio del presidente, Sergio Mattarella: "I cittadini devono poter nutrire fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario". Per questo, le riforme "giungano con immediatezza a compimento". Seguono non solo gli applausi di Mario Draghi e dei ministri – la titolare della Giustizia, Marta Cartabia, su tutti – ma anche la standing ovation dei Grandi elettori. Gli stessi che, in maggioranza, continuano a dividersi sul sistema elettorale anti-correnti, per accedere a Palazzo dei Marescialli.

TEMPI STRETTI

Già a dicembre la ministra aveva recapitato a Palazzo Chigi uno schema di riforma, per poi ribadire di essere pronta in un recente incontro col premier. I tempi sono strettissimi: a maggio bisognerà aver finito, se si vuole che l’elezione del nuovo Csm, prevista a luglio, avvenga con la nuova legge elettorale interna. Ma se l’iter non è andato avanti lo si deve al cammino frenato dell’esecutivo degli ultimi due mesi: ci sono dubbi che si riesca a portare il testo della riforma al prossimo Cdm.

MAGGIORANZA DIVISA

Draghi, di fronte ai veti dei partiti, vuole capire come imporre un accordo blindato che eviti spaccature come quella sulla riforma del processo penale con i 5 Stelle nel 2021. Si riparte con il confronto indispensabile da aprire, in Cdm, sulla ‘bozza’ Cartabia. La ministra depositerà i suoi emendamenti in Commissione Giustizia alla Camera poi si comincerà a discutere della riforma del ‘nuovo’ Csm che dovrebbe andare in aula a marzo.

COSA PUÒ CAMBIARE

La riforma dovrà anche sciogliere i troppi aspetti irrisolti su cui grava il corto circuito tra magistratura e politica: il tema delle ‘porte girevoli’, i livelli di verifica per poter andare fuori ruolo, i consigli giudiziari. Sul voto per il parlamentino di Palazzo dei Marescialli si va verso un maggioritario ‘temperato’, mentre è escluso il sorteggio, richiesto da FI e Lega, perché considerato dalla ministra incostituzionale. Inoltre, incombono i referendum sulla giustizia voluti dalla Lega che includono anche i quesiti sulla responsabilità diretta dei magistrati e sulla separazione delle carriere.