"Da questo punto in poi l’attesa è stimata in tre ore". In viale Palmiro Togliatti, nella strada che porta al Centro Carni, dove la Regione Lazio ha aperto uno dei 15 drive-in della Capitale, premurosi addetti dell’Asl Roma 2 disseminano il percorso di cartelli conta-tempo per i martoriati aspiranti al tampone. "Vergogna", è il commento più gentile dei pazienti (ma non troppo) intrappolati in code interminabili modello autostrada a Ferragosto. Nulla che suggerisca percorsi di salute: coi finestrini aperti, smog assicurato; coi finestrini chiusi, più rischi di contagio, nonostante le mascherine, nel caso di famiglie con un inconsapevole positivo a bordo. Il record di attesa è alla Casa della Salute di Labaro (Roma Nord) con 12-13 ore di incubo. Coronavirus,il bollettino di oggi 8 ottobre Uno scenario del tutto prevedibile, secondo Pierluigi Bartoletti, responsabile drive-in del Lazio: "I drive-in – ricorda – erano nati a maggio per smaltire gli arretrati". Ora sono parte del problema: "Non bastano più", è la chiara ammissione. "Sono triplicati", raccoglie la sfida l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato: "Siamo stabilmente sui 10-11 mila tamponi al giorno, ma a breve arriveremo a 16-17 mila, proprio perché in questa fase è molto importante individuare precocemente i positivi asintomatici". La promessa è di "un ulteriore raddoppio delle sedi" in tutto il Lazio e con tempi di refertazione più rapidi. Coronavirus Germania, balzo dei contagi. 'Piano Bianco' nella regione di Parigi Nel frattempo sono state attivate convenzioni con il fior fiore della sanità privata romana: da Mater Dei a Quisisana, da Altamedica a Villa Stuart, già decine di laboratori offrono tamponi al prezzo massimo di 22 euro, che scende a 20 nelle cliniche che hanno fiutato l’affare. Perché per una famiglia di quattro persone meglio sborsare 80-90 euro che restare ostaggio per un giorno nella propria macchina. Ma, a ...
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