Lunedì 29 Aprile 2024

Coronavirus Fase 2, i criteri per il monitoraggio. Tre indicatori di allerta

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il decreto ministeriale

Più tamponi nella Fase 2 (Ansa)

Più tamponi nella Fase 2 (Ansa)

Roma, 30 aprile 2020 - Definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l'evoluzione della situazione epidemiologica, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato oggi il decreto ministeriale.  

Nel testo si legge: "Allo stato attuale dell'epidemia il consolidamento di una nuova fase, caratterizzata da iniziative di allentamento del lockdown e dalla loro progressiva estensione, può aver luogo solo ove sia assicurato uno stretto monitoraggio dell'andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale. Altri presupposti sono il grado di preparedness e tenuta del sistema sanitario, per assicurare l'identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, una adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l'accertamento diagnostico dei casi, il raccordo tra assistenza primaria e quella in regime di ricovero, nonché la costante e tempestiva alimentazione dei flussi informativi necessari, da realizzarsi attraverso l'inserimento dei dati nei sistemi informativi routinari o realizzati ad hoc per l'emergenza in corso". 

Fase 2, tre indicatori di allerta

A tale scopo "sono stati disegnati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati, attraverso sistemi di sorveglianza coordinati a livello nazionale, al fine di ottenere dati aggregati nazionali, regionali e locali". Tre le tipologie di indicatori: sulla capacità di monitoraggio, sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti, e quelli relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. 

Accertamento diagnostico

La valutazione dell'accertamento diagnostico, avverrà in base alla percentuale di tamponi positivi, escludendo dal conteggio, per quanto possibile, tutte le attività di screening e il "re-testing" degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese, il tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi e quello tra data inizio sintomi e data di isolamento, e anche riguardo al numero, alla tipologia di figure professionali e al tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing e alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento. 

Stabilità di trasmissione e tenuta servizi sanitari

Una particolare attenzione alla parte più delicata, quella della stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari: verranno valutati il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, l'indice RT calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione), il numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale), ma anche il numero di accessi in Pronto Soccorso con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19, e soprattutto il tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva e di quelli in regime di ricovero ordinario. 

Durante la fase di transizione, scrive il ministero, si vuole "proteggere la popolazione, con particolare attenzione per le fasce di popolazione vulnerabile, e di mantenere un numero di casi di infezione limitato e comunque entro valori che li rendano gestibili da parte dei servizi sanitari del Paese".

Calcolo del rischio settimanale 

Nel documento firmato da Speranza sono inoltre identificati valori di allerta che devono portare ad una valutazione del rischio congiuntamente nazionale e delle Regioni interessate, per decidere se le condizioni siano tali da richiedere una revisione delle misure adottate no da adottare ed eventualmente anche della fase di gestione dell'epidemia. 

Valori soglia sono definiti da alcuni indicatori, mentre la valutazione comparativa sarà effettuata con i dati dei 7 giorni precedenti raccolti nell'ambito della sorveglianza integrata nazionale. 

Il documento continua: "La minaccia sanitaria è costituita dalla trasmissione non controllata e non gestibile di SARS-CoV-2, quindi si valuterà quindi il rischio legato alla probabilità di infezione/trasmissione in Italia e all'impatto, ovvero la gravità della patologia con particolare attenzione a quella osservata in soggetti con età superiore a 50 anni", con appositi algoritmi relativi alla probabilità e all'impatto con indicati gli indicatori di riferimento. 

"Una classificazione di rischio moderato/alto/molto alto porterà ad una rivalutazione e validazione congiunta con la Regione interessata che porterà a integrare le informazioni da considerare con eventuali ulteriori valutazioni svolte dalla stessa sulla base di indicatori di processo e risultato calcolati per i propri servizi. Qualora si confermi un rischio alto/molto alto, ovvero un rischio moderato ma non gestibile con le misure di contenimento in atto, si procederà ad una rivalutazione delle stesse di concerto con la Regione. interessata".

Almeno 1 operatore sanitario ogni 10 mila persone 

Per concludere, "la ricerca e la gestione dei contatti, per essere condotta in modo efficace, deve prevedere un adeguato numero di risorse umane, quali operatori sanitari e di sanità pubblica, personale amministrativo e, ove possibile, altro personale già presente nell'ambito dei Servizi veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione, da coinvolgere secondo le esigenze locali. Sulla base delle stime dell'ECDC, per garantire in modo ottimale questa attività essenziale dovrebbero essere messe a disposizione nelle diverse articolazioni locali non meno di 1 persona ogni 10.000 abitanti includendo le attività di indagine epidemiologica, il tracciamento dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, l'esecuzione dei tamponi, preferibilmente da eseguirsi in strutture centralizzate (drive in o simili), il raccordo con l'assistenza primaria, il tempestivo inserimento dei dati nei diversi sistemi informativi. E' necessario provvedere a un'appropriata formazione del personale e garantire, da parte dei Dipartimenti di Prevenzione e dei Distretti Sanitari, il mantenimento dei livelli di erogazione dei rimanenti ordinari servizi (ad es. screening, vaccinazioni)".

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