Venerdì 10 Maggio 2024
LORENZO GUADAGNUCCI
Cronaca

Città deserte, tornano gli animali. Lo zoologo: riprendono i loro spazi

Il professor Boitani: assistiamo a un mega esperimento non voluto, è una lezione anche per il futuro. Delfini vicino a riva nei porti, volpi e lepri nei giardini pubblici anche di giorno. "Un bellissimo segnale"

Un cigno e una nutria nuotano nel Naviglio Grande (Ansa)

Un cigno e una nutria nuotano nel Naviglio Grande (Ansa)

Bologna, 23 marzo 2020 - Volpi che si affacciano nei parchi urbani, lepri avvistate nei giardini pubblici, delfini che si spingono sotto riva in porti improvvisamente tranquilli e uccelli che sentono la primavera e planano su acque di nuovo pulite e città silenziose: la quarantena di massa ha risvegliato gli animali, che provano a (ri)prendersi le città e i centri abitati. Qualcosa sta cambiando rapidamente intorno a noi.

Professor Luigi Boitani, bastano così pochi giorni per risvegliare gli animali? 

"Questo è un segnale bellissimo – risponde Boitani, docente di Zoologia alla Sapienza –. Stiamo assistendo a un mega esperimento non voluto e vediamo che gli animali sono pronti, che potrebbero riprendersi il territorio che gli abbiamo tolto. Pensiamo a che cosa accadrebbe in mare se improvvisamente cessassero le attività di pesca: ci sarebbe una rigenerazione immediata. Sulla terraferma, se smettessimo di essere così invasivi e distruttivi, avremmo il ritorno vicino a noi di molte specie. Questa è una bella lezione che possiamo imparare dalla pandemia".

Dobbiamo aspettarci città ripopolate di animali?

"No, non credo proprio che ci sarà un’invasione. Diciamo che in città ora è più facile vedere gli animali che già ci sono, perché si muovono di più anche di giorno. Ma questo avviene nei parchi urbani, nelle aree verdi, per le città che ne dispongono, e nelle periferie. Io abito a Roma, sulla circonvallazione, e qui intorno tutte le notti abbiamo istrici, cinghiali, volpi. C’erano prima e ci sono anche adesso. Le città, con il cemento e l’asfalto, non sono un ambiente ideale per i mammiferi".

Come giudica il rapporto fra insediamenti umani e animali?

"È totalmente squilibrato. Abbiamo invaso i loro spazi in modo micidiale. Alcune specie, quelle più opportuniste e più adattabili, come la volpe o il cinghiale, riescono a cavarsela e infatti vivono stabilmente ai margini dei centri abitati, anche delle grandi città. Attorno a Firenze, per dire, sono stati segnalati anche dei lupi. Ma per altre specie gli insediamenti umani sono impossibili e sono troppi. Abbiamo ridotto progressivamente i loro habitat".

Che lezioni trae da questa pandemia, nel rapporto fra umani e animali?

"Faccio due considerazioni. La prima riguarda l’estrema fragilità della popolazione umana a invasioni virali di questo tipo e al contempo la meraviglia per come un organismo così semplice e piccolo sia evolutivamente tanto raffinato da mettere in crisi l’intera umanità. L’evoluzione se ne inventa ogni giorno una nuova. L’altro aspetto è che il disastro cui stiamo assistendo ha finalmente spinto la Cina a vietare l’importazione di fauna selvatica. Lo chiedevamo da anni. Si è parlato del pangolino come possibile veicolo del virus: ebbene, l’ultimo sequestro di scaglie di pangolino, usate nelle medicina tradizionale, è stato poco tempo fa a Singapore: 17 tonnellate. Di scaglie... Ora speriamo che tutto questo finirà, anche se la legge cinese ha vietato il commercio di carne di animali selvatici e non parla di scaglie o altre parti del corpo".