di Alessandro Farruggia
Chiude l’area Covid dell’ospedale di Codogno, dove tutto era iniziato. Va in stand by l’ospedale Covid alla Fiera di Milano. Si serrano le porte ai reparti SARS-CoV-2 di Careggi e Santa Maria Nuova a Firenze. Viene smantellata l’ala Covid dell’ospedale Don Bosco a Napoli. In tutta Italia gli ospedali sono ormai al 10% del tasso di saturazione di terapie intensive e area non critica, percentuale in calo da giorni. E Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, pronuncia parole importanti: "Registriamo una decrescita del contagio in tutta Italia, è un trend continuo, che dà proiezioni serene. In Europa tutto il quadro è in miglioramento, ma l’Italia ha una curva in decrescita tra le più basse". Insomma, respira, riparte. Da lunedì Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto passano in zona bianca. Fra una settimana dovrebbero vedere la luce anche Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia, e Provincia di Trento. Tra molti segnali positivi, la chiusura del reparto Covid di Codogno è simbolicamente la più importante. Dimesso proprio ieri l’ultimo paziente, in una lettera aperta il dottor Francesco Tursi, responsabile del reparto, ha ringraziato tutti, dal personale "che si è speso senza risparmiarsi" fino ai pazienti. "È un giorno – ha detto – che vivo con profonda emozione. Sono stati i mesi più intensi della mia vita. Noi ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo fronteggiato un uragano. E posso assicurare che nulla è stato pari al volto di un paziente che avevamo guarito e che risaliva lentamente alla vita".
Come quel paziente, il Paese. Lo dicono i report settimanali e anche la rilevazione su base giornaliera, sia pure con delle fluttuazioni fisiologiche. Sono infatti 73 i morti per Covid registrati dal bollettino del ministero della Salute nelle ultime 24 ore (giovedì erano stati 59), mentre i positivi sono stati 2.557. Il tasso di positività scende e si attesta all’1,1% e sono 836 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, con un calo di 56. Quanto all’Rt si mantiene al di sotto di 1 fissandosi intorno a 0,68. È il frutto della campagna vaccinale.
"Con l’inizio delle vaccinazioni – osserva Brusaferro – c’è stata un’immediata decrescita dei casi in ogni fascia di popolazione. La stessa cosa vale per le ospedalizzazioni, la mortalità e gli ingressi in terapia intensiva. L’impatto delle vaccinazioni è quindi stato significativo". E infatti "tre quarti di chi contrae l’infezione è asintomatico o con pochi sintomi e i casi diminuiscono in tutte le fasce di età, incluse quelle più giovani". "La curva – osserva il presidente dell’Iss – sta decrescendo a livello europeo. L’incidenza in Italia è di 32 casi su 100mila abitanti. L’età della popolazione che contrae l’infezione è sotto i 40 anni, continua la decrescita dell’età dei ricoveri, scesa a 58 anni, e così per le terapie intensive, ora a 66. Se la tendenza va in questa direzione ci troveremo nella seconda metà di giugno con quasi tutta l’Italia in zona bianca". "Ci sono tutti i segnali per avere fiducia e ottimismo – sottolinea Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute –. Se le cose continuano così la possibilità di una recrudescenza dell’epidemia è bassa, ma anche se è giusto andare avanti con il processo di riapertura bisogna mantenere una certa prudenza". "Per togliere le mascherine – avverte Brusaferro – bisognerà vaccinare il più possibile a giugno, per giungere a luglio con la più alta percentuale possibile di persone vaccinate o guarite". Con la spallata del generale Figliuolo – 20 milioni di dosi in arrivo a giugno – forse le mascherine potrebbero essere tolte in spazi aperti ai primi e non, come si pensava finora, a metà luglio.