Mercoledì 8 Maggio 2024

"Basta pesticidi". La guerra (santa) del prosecco

Il vescovo di Vittorio Veneto attacca: "Stop alla monocoltura, distrugge tutto". I contadini lo insultano sui social e Zaia: biodiversità garantita

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di Riccardo Jannello

VITTORIO VENETO (Treviso)

In alto i calici, ma nel suo il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, non ha versato Lacryma Christi, ma un Prosecco molto amaro scatenando l’ira di chi difende la coltura e produzione di uno dei vini italiani con le bolle più venduto all’estero e che nella provincia veneta ha i suoi vigneti di glera. L’attacco del vescovo non è alla bontà del prodotto, ma a come vengono coltivate le colline della Marca: monocoltura, dice il prelato, che distrugge il resto e che viene portata avanti con prodotti chimici.

Monsignor Pizziolo ha scelto la lettera pastorale nel Mese del Creato per porre l’accento su questione ambientale e sfruttamento del territorio. Invocando la biodiversità, il vescovo ci è andato giù duro: "Tra le responsabilità sociali sicuramente non possiamo dimenticare quella delle aziende agricole. Sentiamo, infatti, forte nel nostro territorio il richiamo al rispetto dell’ambiente e della salute delle persone, spesso minacciati dall’abuso di pesticidi".

Apriti cielo, e mai definizione fu più azzeccata. La bufera social degli agricoltori e dei semplici cittadini simpatizzanti del vino e dell’economia da esso generato, coltivato fra l’altro in colline che sono diventate da poco Patrimonio dell’Unesco e quindi tutelate ai massimi livelli, ha tracimato fino alle minacce di ritorsioni fisiche.

Più "delicati" nella contestazione alla parole del vicario di Dio sono stati i presidenti dei due Consorzi – Doc e Docg – che rappresentano i produttori, Stefano Zanette ed Elvira Bortolomiol, che esprimono solidarietà a monsignor Pizziolo sostenendo altresì che "sul fronte dei trattamenti chimici del terreno tanto è stato fatto dai produttori con una costante riduzione dei fitofarmaci utilizzati per la coltivazione della vite e soprattutto un monitoraggio continuo di acque, suolo e aria per prevenire ogni fenomeno di inquinamento che possa recare danni alla salute pubblica". Assoluzione anche dal presidente della Regione, Luca Zaia, che però punta il dito contro i detrattori del Prosecco, anime inquiete che convivono in zona: "La biodiversità è garantita e valorizzata, quindi coltivata, perché altrimenti su queste rive oggi crescerebbero soltanto rovi. In Veneto abbiamo 11mila frane e sono tutte in aree in cui non ci sono gli agricoltori".

Sul pulpito, in una sorta di rivisitazione di Peppone e Don Camillo nemici-amici, è salito un rappresentante del Pd, forza che al vescovo non deve apparire più eretica. Il consigliere veneto Andrea Zanoni ha approfittato delle spalle larghe della Chiesa per accusare la Regione di avere dato il permesso a ulteriori seimila ettari di vitigni creando "disboscamenti, smottamenti di colline, scomparsa della biodiversità, taglio di alberi monumentali, eliminazione di prati stabili, sversamento dei reflui delle cantine nei fiumi e inquinamento da pesticidi".

Come finirà la disfida del Prosecco? Ad aperitivi. Davanti alle bollicine e a due stuzzichini nessuno sa resistere, che siano o no clericali.