Mercoledì 24 Aprile 2024

Bar e ristoranti ora sperano in Draghi "Ristori immediati e riaperture serali"

Pronti 32 miliardi una delle categorie più colpite dalla pandemia. "I sostegni dovranno essere calcolati sui costi fissi"

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di Giovanni Rossi

Chiamata per Mario Draghi al bar. Anzi al ristorante. Oppure in agriturismo. Il mondo dei pubblici esercizi aspetta al varco il governo appena insediato. Tra i primi atti del nuovo corso, il presidente del Consiglio dovrà licenziare il decreto Ristori V. Un dossier da 32 miliardi accantonati dal vecchio esecutivo e pronti per essere distribuiti ad alcune delle categorie più massacrate dalla pandemia e dalle restrizioni alla mobilità dei cittadini. L’attesa è tanta. Pari alla rabbia accumulata in mesi di chiusure, aperture frammentate, investimenti in sanificazioni, fatturati in picchiata e spese fisse troppo alte (personale, affitti, bollette, sicurezza, forniture), senza contare la materia prima fresca comprata sulla fiducia aspettando poi, ogni venerdì, la lotteria dei colori. "Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori" ha promesso il premier alle Camere. "Ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche" ha poi precisato. Una sottolineatura che ha fatto drizzare parecchie antenne e che, secondo il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, "rafforza la necessità e l’urgenza di definire un metodo di lavoro continuo e strutturato tra governo e parti sociali".

Il timore che il sollecitato cambio di passo possa procedere con traiettorie inedite insomma c’è. La Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio, è in prima linea a tutela degli associati. "Vanno riaperti gli esercizi la sera, fino alle 22, in zona gialla e durante il giorno nelle zone arancioni", è la richiesta – inevasa – fatta prima di San Valentino. Ora gli occhi sono puntati su Draghi e decreto Ristori V.

"Ci aspettiamo che il nuovo esecutivo colga la difficoltà di imprese e lavoratori e agisca velocemente", è la raccomandazione di Confesercenti. Nel mirino il metodo seguito nelle precedenti quattro erogazioni. "Fino ad ora – prosegue Confesercenti – i sostegni sono stati insufficienti e frammentari, dispersi in un susseguirsi di ristori che non potevano bastare. Anche perché calcolati sul solo mese di aprile: un’eredità del primo lockdown". Ora servono interventi riparatori a doppio binario: "Sostegni congrui, anche calcolati sui costi fissi": una misura che "per i piccoli" dovrebbe coprire "fino al 90%" delle spese vive indifferibili. Poi la novità più attesa: "Il calcolo delle perdite" parametrato "sul calo del volume di affari su base annua 20202019". Non meno importante superare "le ingiuste esclusioni" nell’elenco degli aventi diritto "basato su codice Ateco". Ancora Confesercenti: "La pandemia lascerà profondi mutamenti. Oltre 200mila indipendenti hanno già perso il lavoro". Inevitabile "una rete di protezione". Basta scegliere una provincia a caso per scoprire lo stesso futuro incerto: "Il 40% delle persone che lavorano in bar e ristoranti rimarrà a casa nei prossimi due anni", stima Massimo Valente, responsabile Fipe a Lodi. E in tutta Italia tanti locali sono a rischio fallimento.

Proprio i ristoratori manifesteranno a Roma lunedì 22 febbraio. La pazienza è finita.. "Chiediamo un intervento immediato per i 50mila imprenditori della ristorazione che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l’acquisto di prodotti agroalimentari italiani. Non ci muoveremo da Montecitorio fino a quando sui nostri conti correnti non arriveranno il bonus filiera e i ristori V", promette Pasquale Naccari, presidente Ristoratori Toscana e portavoce Tni (Tutela nazionale imprese).