di Massimo Donelli Quante volte, abbagliati dal film Ritorno al futuro (1985), abbiamo fantasticato sulla macchina del tempo? Eccola qui. Perché l’autunno 2022, che parte il 23 settembre, sembra la fotocopia dell’autunno 1973. Stessi ingredienti politici. Stessi riflessi sociali. Stesso buio. Vediamo. La guerra, anzitutto. Oggi in Ucraina, invasa dai russi il 24 febbraio; ieri in Israele, aggredito da Egitto e Siria il 6 ottobre, giorno dello Yom Kippur, la più sentita fra le festività ebraiche. Subito dopo la guerra, crisi energetica.  Ora Mosca taglia il gas; allora l’Opec (Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio), guidata da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Venezuela, tagliò il greggio. E con l’energia in tilt, ieri come adesso, produzione in crisi e prezzi alle stelle. Risultato: inflazione.  Nel 1973 salì all’11,3%, ora viaggia all’8,4%. Che fare? Allora e oggi stessa risposta: austerity. Quarantanove anni fa il governo decretò le domeniche a piedi (divieto di circolazione per auto e moto dal 1° dicembre al 10 marzo 1974); le targhe alterne (fino al 2 giugno); i limiti di velocità ridotti (120 chilometri all’ora in autostrada); gli orari più corti per negozi (massimo fino alle 19), uffici pubblici (17.30), bar, ristoranti, cinema e teatri (coprifuoco alle 24); e, infine, il 40% di illuminazione pubblica in meno e il taglio di un 67% di elettricità dalle 21 alle 7.  Oggi si comincia con un piccolo gesto: le organizzazioni dei commercianti invitano gli iscritti a spegnere le insegne quando il negozio chiude; presto da Palazzo Chigi arriveranno tagli all’illuminazione pubblica.  Ci aspetta, insomma, un salto nel buio. E per molti sarà il bis del 1973. L’anno in cui, militare di leva, nella prima domenica di austerity mi godetti Venezia innevata e silenziosissima. Irripetibile? Non ci giurerei…

Cronaca

di Massimo
Donelli
Quante volte, abbagliati dal film Ritorno al futuro (1985), abbiamo fantasticato sulla macchina del tempo? Eccola qui. Perché l’autunno 2022, che parte il 23 settembre, sembra la fotocopia dell’autunno 1973. Stessi ingredienti politici. Stessi riflessi sociali. Stesso buio. Vediamo.
La guerra, anzitutto. Oggi in Ucraina, invasa dai russi il 24 febbraio; ieri in Israele, aggredito da Egitto e Siria il 6 ottobre, giorno dello Yom Kippur, la più sentita fra le festività ebraiche. Subito dopo la guerra, crisi energetica. 
Ora Mosca taglia il gas; allora l’Opec (Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio), guidata da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Venezuela, tagliò il greggio. E con l’energia in tilt, ieri come adesso, produzione in crisi e prezzi alle stelle. Risultato: inflazione. 
Nel 1973 salì all’11,3%, ora viaggia all’8,4%. Che fare?
Allora e oggi stessa risposta: austerity. Quarantanove anni fa il governo decretò le domeniche a piedi (divieto di circolazione per auto e moto dal 1° dicembre al 10 marzo 1974); le targhe alterne (fino al 2 giugno); i limiti di velocità ridotti (120 chilometri all’ora in autostrada); gli orari più corti per negozi (massimo fino alle 19), uffici pubblici (17.30), bar, ristoranti, cinema e teatri (coprifuoco alle 24); e, infine, il 40% di illuminazione pubblica in meno e il taglio di un 67% di elettricità dalle 21 alle 7. 
Oggi si comincia con un piccolo gesto: le organizzazioni dei commercianti invitano gli iscritti a spegnere le insegne quando il negozio chiude; presto da Palazzo Chigi arriveranno tagli all’illuminazione pubblica. 
Ci aspetta, insomma, un salto nel buio. E per molti sarà il bis del 1973. L’anno in cui, militare di leva, nella prima domenica di austerity mi godetti Venezia innevata e silenziosissima. Irripetibile? Non ci giurerei…

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