Martedì 30 Aprile 2024

"Io assessore alla solitudine, la mia missione"

Padova, dal sindaco una delega specifica. "Ci rivolgiamo a tutti, anche giovani e mamme. Ecco i nostri numeri di cellulare, chiamateci"

Il sindaco Antonella Argenti e l'assessore Graziella Vigri

Il sindaco Antonella Argenti e l'assessore Graziella Vigri

Padova, 15 febbraio 2020 - Un piccolo passo per un’amministrazione locale, un grande passo per il popolo. Così il Comune di Villa del Conte, 5.700 abitanti nel Padovano, ha istituito il primo assessorato alla Solitudine. La sindaca 53enne Antonella Argenti, eletta nel maggio 2019 con la lista civica di centrodestra ‘Con voi’ grazie ad appena 30 voti (1.169 contro 1.139), è tornata in questi giorni alla ribalta dopo l’annuncio – che fece scalpore – di aver dimezzato gli stipendi di tutta la giunta (ovviamente, lei compresa). A gestire il progetto pilota sarà Graziella Vigri, 58 anni, veterana del volontariato, pensionata e già assessore alle Politiche sociali. Assessore, cosa vi ha spinto a questa scelta? «La sindaca ha riscontrato che molti cittadini si sentono abbandonati. Quasi mille abitanti di Villa del Conte hanno voluto incontrarla personalmente: giovani, uomini, donne. Chi ha una famiglia ce la fa a tirare avanti, ma chi è solo no: diventa difficile fare la spesa, pagare le bollette, prenotare le visite mediche. Noi ci siamo messi a disposizione anche per le piccole commissioni quotidiane. Ma il mio assessorato non rivolto solo agli anziani senza parenti. Vogliamo aiutare chiunque, giovani o mamme». In che modo? «Per adesso abbiamo messo in campo due telefoni cellulari: chiunque cercasse me o la sindaca ci potrà trovare facilmente. Abbiamo dato disposizione agli impiegati comunali di girare i nostri contatti ogni volta che un cittadino si presenterà in cerca di aiuto. Troveranno una persona che saprà indicargli la giusta via. Se poi ci sarà bisogno, si prenota un appuntamento». Ha già avuto modo di ascoltare qualcuno? «Inizio domani (oggi, ndr). Mi ha contattato un ingegnere per essere ascoltato. Sono diverse, comunque, le persone che si fanno vive». Avete preso spunto da altri modelli simili? «No, è stata della sindaca l’idea. Ma non parliamo solo a persone depresse o anziani. Nelle famiglie c’è difficoltà a rapportarsi, nessuno fa più domande, tutti lavorano troppo, hanno fretta, sono piegati sullo smartphone. Nella sala d’attesa del medico, sull’autobus, al supermercato: una volta si parlava, ora anche il più anziano scorre con il dito sul display». Quali sono i problemi principali che potete risolvere? «Con la nostra voce vogliamo stare vicino ai cittadini e cercare di fornire un contatto a chi si è smarrito. Abbiamo registrato la mancanza di una rete di supporto per chi non riesce a compilare i moduli della scuola oppure chi vuole un aiuto per fare la denuncia dei redditi, per esempio». Le persone, spesso, si vergognano a presentarsi all’ufficio dei servizi sociali, così voi li aiutate al telefono. «Cerchiamo di dialogare, vogliamo che le persone si aprano di più. La società vive sempre più una realtà robotica e la burocrazia si è disumanizzata: per sbrigare un servizio troviamo solo voci registrate, musiche di attesa e non esistono più le relazioni umane». Il benessere del vostro territorio ha colpe in questo smarrimento individuale? «Sì, abbiamo troppo. E non conosciamo più l’altro». Come pensate di evolvere il progetto in futuro? «Stiamo lavorando per migliorare il servizio, intanto abbiamo fatto il primo passo. Poi valutiamo a seconda delle reazioni della gente. Soldi non ne mettiamo, per ora».