Venerdì 26 Aprile 2024

Amore e diritto Di chi è davvero il nostro corpo?

Davide

Rondoni

Il corpo, quello che si esibisce ora sulle spiagge, quello che ci manca dell’amata o amato, il corpo che ci suscita fascino, disgusto, allegria, il corpo che siamo, di chi è? Mio, risponde l’individualista. Ma se è vero che ci curiamo per piacere a qualcuno, se ci curiamo per rispettare qualcuno, per essere pronti per qualcuno, allora in realtà il nostro corpo non è solo "mio". È un bene condiviso anche nelle relazioni che costituiscono la mia vita. Quante volte i padri, le madri cercano di esser forti, anche nel corpo non solo nello spirito, per essere utili ai figli, per manifestare l’amore.

E allora quando uno Stato, al termine di una penosa battaglia legale, decide che il corpo di un 12enne deve esser lasciato perire, che diritto esercita e in nome di cosa? Non della scienza, che anche nel caso di Archie – il bimbo inglese a cui verrà staccata la spina, dopo che i giudici hanno respinto il ricorso dei genitori – non può dare certezze assolute. E allora si appella, lo Stato, alla tutela che gli spetta dei diritti di un minore contro quelli dei genitori. Ma è questione di lana caprina, lo capisce anche un non giurista che stabilire che il bene del ragazzo sia morire è una forzatura. Lo Stato sembra arrogarsi sempre più il diritto di essere l’ultimo decisore autorizzato.

Anche nel caso del cosiddetto testamento biologico sembrano scomparire le figure al lato del corpo sofferente, famiglia, parenti, amici e tutti coloro per cui quel corpo era un bene, e rimangono solo l’individuo debole e lo Stato. Sono leggi totalitarie, intrinsecamente. Perché l’individuo solo è sempre più debole dinanzi allo Stato, che sa inventarsi diritti sulla base dei quali essere l’unico detentore del diritto sui corpi, magari per risparmiare sulle spese sanitarie. Per evitare grandi sofferenze (in parte presunte) a un dodicenne si sentenzia la sua morte. Sembra l’attuazione di un diritto, invece è la fine di ogni diritto. Perché dare la morte non è un diritto mai.