Mercoledì 8 Maggio 2024

Almeno a Natale non evochiamo l’incubo virus

Marco

Buticchi

Il bombardamento dura ormai da mesi. Non concede tregua. A volte mi sento come chi correva nei rifugi e ci rimaneva sino a che il raid nemico era passato. La differenza è che adesso nessuno sa quando toccheremo il fondo in questa maledetta catastrofe planetaria. Aggrapparsi a una luce serve sempre in questi casi. L’unico lampo che mi è parso di veder baluginare nel pressapochismo inutile dei decreti governativi, è quello del Natale. Anche far comparire la possibilità della tranquillità natalizia come fine ultimo degli ennesimi sacrifici, forse altro non è stato che un tentativo per farci digerire provvedimenti illogici.

Pensare di sedersi a tavola in famiglia con l’albero agghindato in un angolo del salotto è sicuramente una visione piacevole e lontana da virus, vaccini, terapie intensive e pronto soccorso al collasso. Già mi vedevo scartare i doni e sorridere per la gioia del più semplice pensiero. Pare invece che, fasciato nella carta natalizia, si possa celare un gadget pandemico. Ridurci a scambiare auguri sinceri a suon di catenelle per mascherine, saturimetri da dito e test sierologici usa e getta mi pare un inutile nichilismo con preoccupanti risvolti masochisti.

Ben vengano le tradizioni, la cena di magro e i tortellini a pranzo, ben vengano i regali utili, sentiti e comunque lontani da questo periodaccio. Ben venga il ‘Natale con i tuoi’ cercando, almeno per una sera, di abbandonare gli scenari foschi del contagio.