Il pilota, il padre. E in mezzo Laura, con le scarpette nere comprate per l’asilo, le smorfie in altalena, il sorriso da pic nic dove tutto è permesso, anche sporcare la maglietta con la scritta Hawaii. Laura che per uno non c’è mai stata e per l’altro non c’è più. Che uno dall’alto non ha potuto nemmeno immaginare e l’altro in basso non è riuscito a salvare. Ma questi due uomini che non si conoscevano e non avrebbero mai dovuto incontrarsi – quello che non ha potuto evitare e quello che sente di non avere fatto abbastanza – sono uniti da una sofferenza che porta lo stesso nome. Laura è dentro a chi le ha dato la vita e a chi senza peccato la vita le ha tolto. Potente e immortale come dovrebbe essere l’amore nei confronti dei bambini, come il senso di colpa.
La disperazione di Paolo Origliasso e quella di Oscar Del Dò, 49 e 38 anni, vibrano su frequenze diverse però producono lo stesso caos che non fa dormire. Se solo avessi potuto. Se avessi fatto qualcosa di diverso. Il pilota che si strappa brandelli di paracadute e corre verso l’auto in fiamme sentendosi dire da un ragazzo di passaggio "tu l’hai uccisa". Il padre che si brucia le mani mentre cerca di strappare la sua piccola dal seggiolino che avrebbe dovuto proteggerla e domanda a se stesso: "Dove ho sbagliato?".
"Semper Adamas!", duri come il diamante, era il motto del pilota delle Frecce Tricolori. Al papà di Laura, istruttore di scuola guida, bastava venerare la precedenza a destra. Del Dò ripete sotto choc: "Non ho visto l’auto, non trovo pace". Sui social il tribunale è in formazione completa, c’è addirittura chi invoca la legge marziale. Il suo nome sarà iscritto per forza nel registro degli indagati della procura di Ivrea: passaggio obbligato per disporre accertamenti tecnici irripetibili, non un’attribuzione di responsabilità. A questo ci pensa lui. "Lo stato fisico è buono malgrado le conseguenze dell’eiezione dall’aereo – dice Luigi Del Bene, comandante delle forze di combattimento a Milano che lo ha incontrato –. Ma moralmente è molto provato". Quando ha provato a spiegarlo ai colleghi è venuta fuori a singhiozzo quella frase: "Penso alla piccola, solo a lei. Fa male". Nel video in cui si vede l’aereo perdere quota e lui schizzare in cielo c’è la resa dopo una battaglia durata non più di due secondi. Il tempo di prendere una decisione prima di schiantarsi, di aggiustare il disastro per evitare le case.
E non è colpa di nessuno se proprio in quel momento là sotto, sulla strada che costeggia l’aeroporto, passava la Citroen di Origliasso con sopra Laura di 5 anni, il fratello Andrea di 12, la mamma Veronica Vernetto, insegnante elementare di 41. Tornavano a casa a San Francesco al Campo, dopo la spesa, il pranzo dai nonni e la partita di pallone di Andrea. I medici che hanno in cura Paolo per le ustioni alle mani lo sentono ripetere per tutta la notte: "Cosa ho sbagliato? Cosa potevo fare di diverso?". Padre, madre e figlio riescono a fuggire, la piccola resta intrappolata: "Ho cercato di tirarla via dal seggiolino ma non riuscivo". Il corpo di sua figlia sarà recuperato dopo molto lavoro dei vigili del fuoco, mentre Andrea dovrà essere svegliato gradualmente dalla sedazione. Le ustioni hanno interessato quasi il 30% del corpo ma le condizioni cliniche sono buone, come quelle della mamma.