Lunedì 29 Aprile 2024

A casa Conte Guai a chi lo tocca "Qui votiamo tutti il presidente"

Volturara, paese natale dell’ex premier. "Le nostre chiacchierate fino all’alba. Ero comunista, ora sto con lui"

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dall’inviato

Antonio Del Prete

(FOGGIA)

Quassù, tra i ciottoli di un paesino reietto, vanno in crisi pure le certezze. I motti evangelici, ad esempio, perché Giuseppe Conte è una sorta di profeta nella sua patria di Volturara Appula. Non un distinguo, neppure una voce critica esce dal coro di un borgo incastrato tra i colli boscosi che ondeggiano ai piedi dei monti della Daunia, tra le province di Foggia, Benevento e Campobasso.

"È nato a mammara, in casa", racconta Antonio Pirchio, classe ’49, un volto alla Anthony Hopkins cotto dal sole. Le sue parole, scandite in dialetto con orgoglio, rombano come un comizio nel silenzio di una mattina addormentata. Da un quarto d’ora sono passate le undici, dalle finestre filtrano solo bisbigli e i bisticci di piatti raccolti dalle credenze per essere sistemati in tavola. Un profumo di ragù risale per i bianchi vicoli acciottolati.

"Qui abitano 390 persone, quasi tutti pensionati, i bambini dalla materna alle medie sono solo 25 e vanno a scuola fuori regione, a San Bartolomeo, distante quindici chilometri", racconta con amarezza il sindaco Vincenzo Zibisco, pendolare anche lui dalla residenza barese. Il primo ad emigrare è stato il futuro. Restano due bar, un alimentari, una macelleria e le Poste. Per il resto bisogna spostarsi, il lavoro è altrove.

Quando Giuseppe Conte ha sei anni, papà Nicola, segretario comunale, viene trasferito al municipio di Candela, per poi finire a San Giovanni Rotondo. Ma fino ai tempi dell’Università la sua famiglia da queste parti torna sempre per le feste comandate e le vacanze estive. "Veniva a stare dai nonni – racconta Zibisco –, durante la bella stagione trascorreva con noi un mese intero". "Si giocava a pallone, si passeggiava fino alla villa comunale (il parco del paese, ndr) o al santuario di San Bartolomeo o alla fontana per una bella bevuta", prosegue. "Ma soprattutto si chiacchierava tanto, e si tirava tardi, anche fino alle quattro del mattino", dice prima di profanare l’immagine di un uomo che all’eleganza non deroga mai: "Lo stile? Da giovane me lo ricordo in tuta e scarpe da ginnastica o in jeans e polo".

Sono tempi in cui il futuro giurista si esprime con la musica. "Suonava la chitarra e cantava, e che bella voce", rammenta Pirchio. "È sempre stato serio e studioso", corregge il tiro Vittorina Macchiarola, 83 anni indossati con disinvoltura, docente di francese in pensione, collega e amica di Lillina, la mamma dell’ex premier. Francesco Bibo, artigiano, conferma: "Aveva sempre un libro sotto il braccio, e quando a 14 anni gli comprarono il motorino, invece di passare il pomeriggio con la comitiva, dopo un’oretta appena se ne tornava a casa ad approfondire". "Era buono e determinato", insiste Vittorina.

E la politica? "Qui siamo sempre stati divisi tra Dc e destra nazionale", spiega il primo cittadino evocando il modo in cui a queste latitudini chiamano il Movimento sociale. Poi l’avvento del Movimento 5 Stelle. "Il primo a crederci è stato lui, Antonio Cilfone", svela la professoressa Macchiarola indicando il titolare del Roxi bar, abbarbicato dietro al suo bancone. La voglia di parlare è poca, prevale la diffidenza nei confronti dei giornalisti: "Ce l’hanno tutti col presidente". Ma dura un attimo. Basta una domanda a dare inizio al talk-show. D’altra parte, in questo borgo dimenticato si discute di tutto, perfino dell’identità del santo ritratto nello stemma comunale. Zibisco si è imposto per una manciata di voti sull’ex sindaco, la ferita è ancora aperta. Le fazioni si fronteggiano pure al bar.

Solo Conte mette tutti d’accordo, lo striscione di benvenuto che campeggia all’ingresso della piazza da quattro anni sta lì a dimostrarlo. "Ero comunista – rivela Cilfone -, ma il Pd è un partito di destra, quindi voterò Giuseppe perché è l’unico che pensa ai deboli". Non sarà il solo. "A Volturara prenderà il 100%, è l’orgoglio del paese", insiste. Neppure un deluso? "Qualcuno ha mugugnato dopo la caduta del governo Draghi – riconosce il barista -, ma poi si è capito che a scatenare la crisi sono stati Salvini e Berlusconi". E l’accusa di incoerenza? Archiviata. La signora Macchiarola fa la sintesi: "I Cinque stelle hanno realizzato l’80% del loro programma; e Conte, che non essendo un politico all’inizio era guardingo, ora ha imparato il mestiere e si mette tutti nel taschino". Proprio come una pochette.