Roma, 8 maggio 2014 - Claudio Scajola è stato travolto da una nuova bufera giudiziaria, forse la più grande perché su di lui pesa un’accusa terribile: avrebbe aiutato nella latitanza il suo compagno di partito, Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. L’ultima grana con i giudici Scajola l’ha avuta a Roma, con la ‘casa al Colosseo’. Qui è stato assolto in primo grado. Ma è solo l’ultima in ordine di tempo per l’uomo il cui nome è entrato alla cronaca nel ‘96, quando entrò nella dirigenza di Forza Italia. Figlio del fondatore della Democrazia Cristiana a Imperia, e legatissimo a Paolo Emilio Taviani, che fu suo padrino di cresima, Scajola divenne sindaco della città a soli 34 anni, il più giovane d’Italia.

Sfiorato da Mani Pulite e arrestato nel 1983, ne uscì con un proscioglimento. Ministro dell’Interno nel 2001, l’anno del G8 di Genova, si trovò investito in pieno dalle polemiche sulla gestione dell’ordine pubblico. Ma non si dimise per questo: lasciò per una frase infelice su Marco Biagi, (gli diede del ‘rompicoglioni’) il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse.

Scajola rientra nel governo nel 2003 come ministro dell’Attuazione del programma, e poi nel 2005, alle Attività Produttive. Ma le dimissioni che destarono ancora più clamore furono quelle del 2010, dallo Sviluppo economico, per la vicenda della casa di via del Fagutale, che risultò essere stata comprata in parte dall’imprenditore Diego Anemone “a mia insaputa”.

Pochi mesi fa, per quella inchiesta è arrivata l’assoluzione dai giudici romani in primo grado. Poi arriva l’inchiesta relativa al Porto di Imperia. Anche qui le accuse sono state archiviate. L’inchiesta parte nel settembre del 2010. L’ipotesi iniziale era di associazione per delinquere.

In corso c’è ancora quella relativa a Finmeccanica. I pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento a un presusunto tentativo di mediazione nell’affare sulle forniture effettuate da Agusta Westland, Selex e Telespazio al governo di Panama nell’ambito di accordi stipulati con lo stato italiano attravreso la società panamennse Agafia. Stamattina Scajola, per la sua ultima battaglia giudiziria, è stato preso in un albergo di Roma. Dopo la bufera giudiziria, infatti, aveva lasciato la sua casa del Colosseo.