Giovedì 2 Maggio 2024

118, la denuncia: "Ambulanze senza medici e infermieri"

A lanciare l'allarme è il dirigente del servizio Mario Balzanelli: "Chiamarci è un terno al lotto, chiusa la metà delle centrali operative. Sistema smantellato" IL COMMENTO Niente tagli sulla vita - di R.MARMO

Mario Balzanelli, presidente della Società italiana sistema 118

Mario Balzanelli, presidente della Società italiana sistema 118

Roma, 3 maggio 2018 - Quattro milioni di prestazioni all’anno. La differenza tra la vita e la morte per chi ha avuto un incidente stradale, un infarto, un ictus. Ma nonostante questo ruolo insostituibile, il 118 è la Cenerentola del servizio sanitario. A lanciare l’allarme è il presidente nazionale della Società italiana sistema 118, il dottor Mario Balzanelli, di Taranto. "Siamo sotto i tacchi – accusa –, negli ultimi 7-8 anni il servizio sanitario di soccorso è stato smantellato. Il 118 rappresenta il cardine della sicurezza di 60 milioni di italiani laddove questa venga minacciata da una patologia acuta. Ora, invece di essere messo dal legislatore nelle condizioni di svolgere questa funzione in modo adeguato, il servizio è stato progressivamente depotenziato. Chiamarci è un terno al lotto. Per il 118 si spende l’1,7% delle spesa sanitaria nazionale. Non esiste, servirebbe almeno il doppio".

IL COMMENTO Niente tagli sulla vita - di R.MARMO   Balzanelli è un fiume in piena, ricorda che un decreto ministeriale del 2015 prevede che per ogni 60mila persone, "va garantito sui mezzi di soccorso un team di prestazione avanzata", ma le ambulanze medicalizzate sono troppo poche, specie al Nord, mentre al Sud la percentuale sul totale degli equipaggi con sanitari a bordo è più alta, anche se il numero delle ambulanze è più basso e quindi i tempi di attesa sono più alti. "Se una persona ha bisogno di soccorso – dice – deve averlo, secondo la normativa, in 8 minuti in aree urbana e 20 minuti per le aree extraurbane. Ma questo non viene rispettato praticamente mai. C’è anche un problema di chi arriva, perché se uno sta morendo ci vuole un team in grado di fare diagnosi e terapia d’emergenza. E questo possono fare solo un medico e un infermiere".    Per questo Balzanelli ha perso la pazienza. "Denuncio – dice – lo smantellamento, in quasi tutte le regioni, degli organici medici e infermieristici, ossia della componente sanitaria in grado di assicurare al paziente diagnosi e terapia potenzialmente salvavita. Denuncio contratti precari pesantemente inadeguati rispetto alle complessità reali di gestione ed ai rischi sul campo, turni massacranti e livelli di formazione disomogenei. Si sono chiuse la metà delle centrali operative del 118, con il risultato che non si è risparmiato un euro e si sono create centrali operative più grandi e costose".

Per questo, dice, "chiederemo al nuovo ministro della Salute un incontro urgente nel quale avanzeremo la richiesta di una riforma globale che potenzi il 118 e che uniformi la situazione a livello nazionale: il livello delle cure di un trattamento di emergenza deve essere uguale per tutti i cittadini". "Auspico che il prossimo ministro della Salute, quale che sia il suo orientamento politico – conclude – sia capace di una svolta storica. Vogliamo essere messi nelle condizioni di fare la differenza tra la vita e la morte".

Un affondo che le Regioni non hanno gradito. Già nel pomeriggio di ieri Balzanelli è stato chiamato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano. In serata l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, precisa: "Capisco ci siano problemi a livello nazionale. Ma il modello lombardo non presenta nessuna criticità".