Mercoledì 24 Aprile 2024

Un muro divide ancora l’Europa

Nel dicembre del 2001, al vertice della Ue, fu deciso l´allargamento ai paesi che per oltre quarant´anni erano vissuti sotto il dominio di Mosca, i paesi fratelli, in realtà quasi delle colonie, con diritti umani piegati alla volontà del partito unico.  L´Europa si proietta nel futuro, dopo la caduta del muro si supera la frattura tra Est e Ovest, furono i commenti entusiasti. A chi era perplesso si rispondeva: non si ferma il treno della storia. Anche Günter Grass, nato a Danzica, era scettico: mi fanno paura i treni che non si possono fermare. Un pessimista e un cattivo europeo?  Con quel balzo in avanti paradossalmente siamo caduti indietro, risucchiati nel passato.

All´Est hanno conquistato il benessere, ma non basta una generazione per cambiare mentalità. Bruxelles vuol condizionare le sovvenzioni al rispetto dei diritti umani. Polonia e Ungheria si ribellano, rispondono con un ricatto: a casa nostra decidiamo noi, o mettiamo il veto al bilancio europeo. E si rinviano gli aiuti per fronteggiare l´epidemia, si perde tempo, si mettono a rischio migliaia di malati. Sfruttano le nostre leggi democratiche per soffocare la libertà.

Un errore fatale. Per la fretta si chiuse un occhio sui dati economici dei nuovi membri. E entrambi gli occhi sulla realtà sociale: l´ingresso nella Comunità di Bruxelles avrebbe accelerato il progresso. Senza dover più superare un esame, avvenne il contrario. In un colpo, il primo maggio del 2004, entrarono Polonia e Ungheria, e altri otto, da 15 passammo a 25. Romania e Bulgaria entrarono tre anni dopo, anche se non soddisfacevano nessuno dei criteri indispensabili. Un´Europa troppo grande avrebbe bisogno di nuove regole. Come decidere? Con quale maggioranza, dei cittadini o dei paesi membri? Alla fine non si riuscì a superare il diritto di veto. Ogni paese può bloccare l´Europa intera. Cipro o Malta valgono quanto Germania o Italia.

La Polonia e l´Ungheria non hanno sprecato gli aiuti europei, i soldi degli altri, anche i nostri. Il benessere aumenta, più difficile guarire dai mali del passato. A Varsavia, a Budapest, chi è al comando impone la sua volontà, come al tempo dell´Urss. Si vieta l´aborto, si perseguitano le minoranze, si controlla la stampa. L´ungherese Orban, il polacco Kazcynski minacciano: se ci tagliate i fondi, blocchiamo l´Europa, e noi scopriamo che il muro esiste ancora anche se non si vede.