Lunedì 29 Aprile 2024

Non paga mai nessuno

La scommessa anche stavolta è facile da vincere. Said Mechaquat, il marocchino che ha ucciso Stefano Leo a Torino "perché troppo felice", doveva essere in carcere per una condanna definitiva. E invece era fuori. Ha ammazzato uno qualsiasi trovato per strada perché aveva quel sorriso sulla labbra che lui, violento, balordo, frustrato da una vita sentimentale andata a rotoli aveva perso. Due coltellate, giustizia fatta. Di chi è la colpa? Ovvio, del sistema giudiziario, della burocrazia del codice che si sa dove comincia, ma mai dove finisce come una pista di sabbia che si perde nel deserto del Fezzan. Quindi, non pagherà nessuno.

Avete visto in vicende analoghe (molte) la Giustizia accendere i riflettori dentro casa propria per verificare chi e come ha sbagliato? Mai. Successe anche con Igor il serbo, la belva che assassinò due persone in Emilia e altri tre, fra cui due poliziotti della Guardia civil, in Spagna dove era fuggito. Nel curriculum di delinquente aveva collezionato condanne ed espulsioni. E intanto continuava a esercitare il suo mestiere: fare rapine. L’hanno preso dopo una caccia all’uomo in mezza Europa. Quando ormai era troppo tardi. Roberto Formigoni, ex presidente della Lombardia, dopo due ore dalla condanna era già (giustamente) ingabbiato. Sarà un caso. Nel palazzo di Giustizia di Torino qualcuno tenta una legittima difesa: carenza di personale amministrativo e quindi nelle anomalie del sistema c’è finito pure questo caso. Solo che un ragazzo di 33 anni che aveva una vita normale, affetti e lavoro un giorno camminava ai Murazzi ed è stato ucciso da un folle che doveva essere in una cella.

Di fronte a questa tragedia parole come burocrazia e tempi lunghi dell’applicazione del codice sono concetti offensivi. Il bello, o il brutto della storia, è che Said non doveva scontare la condanna per il furto di una marmellata. Era un violento, picchiava e vessava la fidanzata. Un inferno. Eppure dopo la condanna è diventato un fantasma. Nessuno l’ha più cercato. Questa è «l’altra Italia», quella che non funziona, che alimenta rabbia e sfiducia, La riforma della Giustizia, che ogni governo sventola come una bandiera, comincia facendo funzionare quella che c’è già