Sabato 11 Maggio 2024
CLAUDIO MARTELLI
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Imputati a vita

"La giurisdizione (grosso modo è l’amministrazione della giustizia, ndr) si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti in condizioni di parità davanti a un giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata". Questo è il testo dell’articolo 111 della nostra Costituzione come venne riformato nel non lontano 1999. Fu una delle rare volte in cui la Carta venne cambiata con un consenso quasi unanime e questa circostanza pose la riforma al riparo da iniziative referendarie abrogative. Dunque, la ragionevole durata dei processi è un principio giuridico talmente importante da essere iscritto nella Costituzione e le leggi che ne assicurano l’applicazione devono muoversi dentro questo solco.

Detto altrimenti la legge deve stabilire la durata massima di un processo oltre la quale le pretese punitive dello Stato devono cedere al diritto del cittadino di non essere imputato a vita. Se questo è il contesto di diritto la situazione di fatto in Italia continua a essere ancora caratterizzata da una durata dei processi ben più lunga della media europea. Il che insieme alla mole degli errori giudiziari è costato e continua a costare allo Stato italiano condanne delle corti europee di giustizia e centinaia di milioni di euro all’anno per risarcimenti alle vittime. Ora s’avanza uno strano ministro della giustizia: è avvocato ma come tutti i grillini è giustizialista e ha concepito una riforma davvero radicale: l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Se attuata la durata dei processi sarebbe non ragionevole ma infinita quindi manifestamente incostituzionale. "Una bomba atomica che scasserebbe il processo penale", l’ha definita Giulia Bongiorno e per ora si è deciso di rinviare la detonazione al 2020. A quel punto la prescrizione farà parte di"«un’epocale riforma della giustizia" e come cantava Lucio Dalla sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno. O forse, più banalmente, nel 2020 ci saranno un altro governo e un altro ministro della Giustizia.