Venerdì 26 Aprile 2024

Un partito alla frutta

Carlo Calenda (Ansa)

Carlo Calenda (Ansa)

Stavolta non finirà a tarallucci e vino. Questa discesa negli inferi del Pd non comporta nessuna redenzione. Dalle cene al digiuno, il confine tra farsa e tragedia è sfumato. In due giorni il partito che nasceva per sintetizzare le tradizioni politiche del riformismo socialista ed ex comunista, del progressismo liberal, della solidarietà cattolica, questo ambizioso crogiolo di politiche è stato ridotto a una pignatta bucata. Neppure un bravo psichiatra sarebbe in grado di spiegare le ultime 48 ore di montagne russe autolesioniste. Più che Freud, ci vorrebbe il surrealismo di Bunuel, per stare alti, o un ultimo Mel Brooks, che però visto la seconda volta non fa neppure ridere. Prima l’invito alla ‘Cena di classe’, lanciato urbi e social dall’entusiasta Carlo Calenda, che ricorda il capoclasse del liceo. Poi i soliti ex compagni che dopo la maturità un po’ se la tirano. Mancava solo che uno alzasse la mano con la classica scusa: martedì sera ho calcetto... E Zingaretti, l’escluso, quello che in classe metteva l’eskimo, incazzoso, che al posto delle fughe preferiva le assemblee. La cena con l’operaio, il professore ecc. Poi gli sfottò, le bizze, allora non se ne fa nulla, allora vado in pizzeria con i miei figli... E anzi no, voi fate le cene? Io digiuno. Per l’elettore Pd è una quaresima insopportabile. E dire che non chiede una Pasqua di resurrezione, ma parole concrete. Vuole sapere che cosa propone il Pd per ridurre la precarietà del lavoro, per abbassare le tasse, quale manovra ha in mente alternativa a quella di 5 Stelle e Lega. Vuole sapere come intende gestire i migranti, se ha cambiato idea sulla scuola modello Renzi e quindi quale idea ha della scuola... Vuole proposte per il futuro, non amarcord di quanto il partito è stato bravo prima. Cucina povera che però sazia. Opposizione pugnace e praticona, come alla fine ripete Renzi. Niente chiacchiere da eterno aperitivo, concioni su come mettersi a tavola, salotti che disquisiscono su come risollevare la base, coinvolgere dal basso, allargarsi alle associazioni. E neppure prolegomeni su dove e quando fare primarie e congresso. Subito, con urgenza. Altro che in gennaio sotto la neve. Se continua così, diranno che il congresso si farà giovedì perché il mercoledì sera c’è la partita di Coppa. (Abbiamo visto anche questo, lo spostamento di una manifestazione per evitare la concomitanza con Lazio-Roma). Uno strazio. Neppure il popolo del Pd lo digerisce più.