Lunedì 29 Aprile 2024

Evitiamo l'harakiri

È come prendersela con il medico perché ti diagnostica una malattia. L’Italia è in recessione ed è destinata a restarci per tutto l’anno, che di conseguenza sarà «bruttissimo» anziché «bellissimo» e alba di un «nuovo Rinascimento» come qualcuno aveva vaticinato imprudentemente. Non ha senso la reazione stizzita mostrata dal vicepremier Di Maio di fronte alle previsioni dell’Ocse, che ipotizza una contrazione del pil dello 0,2% con solo un piccolo rimbalzo (mezzo punto) nel 2020 e che, di conseguenza, calcola come il combinato disposto tra la politica di bilancio espansiva e la crescita sottozero faccia lievitare il disavanzo dal 2,1% al 2,5% del pil e il debito al 134%. Con quel «si facciano gli affari loro», Di Maio mostra di non sapere quale sia il ruolo dell’organismo internazionale che ha sede a Parigi, e di ignorare che ci sono anche fior di italiani che ci lavorano.

Altro è, invece, discutere sulle prescrizioni del medico. L’Ocse, per la verità, più che fornirci una ricetta ci ricorda una serie di consigli di buonsenso, ben conosciuti quanto fin qui disattesi. Tuttavia è lecito avere opinioni diverse, l’Ocse non è un oracolo e anche i medici migliori possono sbagliare cura. Ma una cosa è certa: le politiche fin qui attuate dal governo pentaleghista, non sono quelle che possono far invertire la tendenza depressiva della nostra economia. Anzi, come segnala l’Istat, producono più disoccupazione.

Poi si potrà discutere se Quota 100 e Reddito di cittadinanza la recessione l’abbiano determinata – ci sono molti indizi, ma è inutile insistere in questa accusa –, di certo non si può non prendere atto che non l’abbiano evitata e che, dunque, tantomeno siano in grado di fermarla. Non fosse altro perché non convincono gli imprenditori, sugli investimenti dei quali non può che basarsi il tentativo di ripresa, e neppure i beneficiari, che non sembrano avere alcuna intenzione, come già era successo con gli 80 euro di Renzi, di trasformare in consumi le nuove disponibilità di reddito.

Prenderne atto, come sembra voler fare il ministro Tria, sarebbe un atto di umiltà, e quindi di intelligenza. Insistere a far finta che le cose stiano diversamente, al contrario, oltre che una stupida arroganza, finirebbe per essere un harakiri. Doloroso per tutti.

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