Mercoledì 24 Aprile 2024

I tempi stretti. L'orologio del Colle

Le lancette dell’orologio istituzionale scorrono veloci verso la scadenza che il Presidente della Repubblica ha assegnato a leader e partiti per sciogliere il rebus della controversa e inquietante crisi d’agosto. Ma, a due giorni e passa dal severo, ultimo avviso del Capo dello Stato, non si intravede che qualche fioca luce in mezzo a tante ombre. Come e più che nella primavera del 2018, quando almeno c’era l’attenuante di un quadro politico inedito uscito dalle urne, anche oggi i capi e gli sherpa, principalmente di Pd e 5 Stelle, si muovono lungo sentieri non facilmente intellegibili all’opinione pubblica. 

È in corso, insomma, un risiko confuso fatto di annunci pubblici più o meno a effetto ma anche più o meno per iniziati, di trattative riservate e carsiche, di veti e controveti: un gioco di tatticismi esasperati e di estenuanti attese di svolte. Si dirà che tutto questo procedere per stop and go, tra vie lastricate di trappole, buche e guastatori, appartiene al più classico dei copioni delle crisi di governo. È certamente vero. Ma questo non può essere una giustificazione per trasformare la crisi in un paravento dietro il quale consumare un doppio o triplo regolamento di conti dentro i partiti e, nello specifico, dentro il Partito democratico e dentro il Movimento. 

Si è invocata a ragione, invece, l’emergenza economica d’autunno (con il disinnesco dell’aumento dell’Iva in testa alla lista delle urgenze) come irrimediabile priorità per chiudere, presto e con un esito netto, questa fase. E allora, però, non si può perdere tempo in ghirigori e riti che non hanno niente a che vedere con l’interesse dei cittadini alla chiarezza delle scelte. E questo è, d’altra parte, il senso profondo del messaggio che Sergio Mattarella ha lanciato l’altra sera, quando, visibilmente irritato per l’ambiguità delle indicazioni ricevute, ha fissato per martedì la scadenza dei tempi supplementari concessi ai giocatori. Certo, in assenza di ulteriori, definite soluzioni, all’arbitro restano i rigori. Ma tutto lascia pensare che, nel caso, si tratterà di un solo tiro: quello dello scioglimento anticipato del Parlamento.