Si scherza con Santi

Non ricordo che anno fosse di preciso, di sicuro era tra il 2000 e il 2003, poi capirete perché. So che l’amicizia tra il sottoscritto e Simone Santi, arbitro di volley tifernate (come si chiamano gli abitanti di Città di Castello), è nata in un modo talmente strano che è impossibile dimenticarlo. Simone Santi è […]

Non ricordo che anno fosse di preciso, di sicuro era tra il 2000 e il 2003, poi capirete perché. So che l’amicizia tra il sottoscritto e Simone Santi, arbitro di volley tifernate (come si chiamano gli abitanti di Città di Castello), è nata in un modo talmente strano che è impossibile dimenticarlo.

Simone Santi è un collega giornalista, ma non siamo diventati amici per questo. A dire il vero credo che non abbiamo mai neanche lavorato sulla stessa notizia, insieme. Simone Santi è stato, semplicemente, il miglior arbitro di pallavolo che io abbia visto all’opera in ormai quarant’anni di volley guardato. La finale scudetto femminile vinta dalla Imoco Conegliano della incredibile Paola Egonu, qualche giorno fa, è stata l’ultima partita di una carriera pazzesca: arbitro di serie A nel ’94, internazionale nel 2001, dal 2011 la Federvolley mondiale lo ha inserito nella sua squadra, quella dei 15 migliori arbitri al mondo, mandati in giro senza la bandiera della federazione di appartenenza.  Un po’ come essere convocato in una All Star, ma per dirigere partite vere. Ha arbitrato alle Olimpiadi, ha fatto tutto quello che si poteva fare nel suo settore. Simone è anche commendatore della Repubblica, leggo su wikipedia.

Simone è stato il migliore non solo perché spesso ha preso decisioni giuste, ma soprattutto per il modo di fare che ha tenuto in campo, sul seggiolone o ancora meglio quando ha fatto il secondo, che è l’arbitro più a contatto con le squadre. Essere un gigante di due metri lo ha aiutato a non temere il confronto, ma in realtà ha usato il piglio autoritario pochissime volte, perché non ne ha avuto quasi mai bisogno. L’equivalente calcistico potrebbe essere Nicola Rizzoli, per capirci: come lui, Simone ha alzato la voce quando proprio non poteva farne a meno. E questa è stata la sua vera forza professionale, secondo me. Tanti arbitri bravissimi sul piano tecnico sbagliavano nel rapporto diretto con le persone. Io ho visto solo un altro pugno di ferro in guanto di velluto come il suo, lo usava Luciano Gaspari, altro principe del fischietto.

Ho conosciuto davvero Simone dopo una partita in cui l’avevo criticato sul giornale. E mi fa piacere che al centro dell’episodio che ci ha messi in contatto ci sia una persona alla quale abbiamo voluto bene in tanti.

Non ricordo l’avversaria di Modena in quella partita, so che Modena perse e sull’ultimo punto ci fu una decisione contestata. Santi fischiò un’invasione a Vigor Bovolenta (che a Modena giocò tra il 2000 e il 2003). Allora non c’era il videocheck, che ha dimostrato per esempio come per tanti anni ci siamo ingannati spesso, arbitri, giornalisti, giocatori e tifosi, sulle palle finite dentro o fuori dal campo.

Insomma, Simone fischia invasione a Bovolenta, per me non c’era e lo scrivo.

Dopo qualche giorno mi arriva una busta gialla, di quelle imbottite col pluriball: dentro ci sono una cassetta vhs e una lettera scritta a mano. Mentre sono lì che faccio scoppiare le bolle, leggo il messaggio, che più o meno dice: “Caro Doriano, ho letto l’articolo. Mi sono fatto mandare le riprese, che puoi controllare anche tu, e l’invasione c’era. Con stima e affetto, Simone”.

Era più lunga e formale, ma il senso era questo.

Ovviamente aveva ragione lui. E come potevamo non diventare amici, a quel punto?

Detto questo, uno come lui alla pallavolo mancherà tantissimo.