Montano e Amore, l’identità in pedana

Come saprete già, qui sopra non ci occupiamo soltanto di pallavolo. Anche se le due notizie di cui parliamo stavolta hanno molto in comune con certe dinamiche che si sviluppano sotto rete, dove i figli d’arte sono numerosissimi, anche la nazionale attuale ne è piena. Più al maschile che al femminile, a dire il vero. […]

Come saprete già, qui sopra non ci occupiamo soltanto di pallavolo. Anche se le due notizie di cui parliamo stavolta hanno molto in comune con certe dinamiche che si sviluppano sotto rete, dove i figli d’arte sono numerosissimi, anche la nazionale attuale ne è piena. Più al maschile che al femminile, a dire il vero.

Oggi parliamo di scherma e di due notizie che secondo me spiegano uno dei segreti di questo sport, almeno in chiave azzurra. Da sempre le pedane di fioretto, spada e sciabola sono la cosiddetta ‘fabbrica di medaglie‘ tra mondiali e olimpiadi, perché pur attraversando qualche crisi, come accaduto a Tokyo per esempio, in realtà ce la siamo sempre cavata benissimo.

La scherma a mio avviso è uno specchio perfetto del paese. Perché i campioni che offre sono perfettamente inseriti nella modernità, eppure esprimono l’Italia dei campanili nel modo più pulito. Da Jesi a Frascati, dalla Sicilia alla Lombardia, dalla Toscana al Veneto, la storia di questa disciplina è la storia della nostra provincia più vera, di una cultura specifica che diventa sapere non solo tecnico da tramandare, generazione dopo generazione.

Ecco, le generazioni: Aldo Montano è figlio è nipote d’arte, ha l’indubbio pregio di essere nato il mio stesso giorno e la fortuna che sia successo qualche anno dopo, ma soprattutto è uno degli esempi più cristallini di quello che sto cercando di dire. E’ arrivato a gareggiare fino ai 42 anni, ora che ne ha 44 torna in gruppo per affiancare il responsabile d’arma Nicola Zanotti, che lo ha richiesto espressamente al presidente federale e al consiglio. Era già il leader anche psicologico del gruppo azzurro quando tirava, ora darà una mano alle nazionali con consigli d’esperienza.

Figlia d’arte è anche Giulia Amore, appena rientrata dagli Europei juniores di Tallin con due medaglie d’oro nel fioretto. Sua madre è Diana Bianchedi, che faceva parte del primo dream team del fioretto femminile, suo padre ha vinto un argento europeo con la stessa arma. “Ho provato a fare altri sport perché non volevo che si dicesse che ero figlia di“, ha raccontato Giulia, ma a 15 anni è scattata la scintilla. Quest’anno ne compie 20 ed è uno dei nostri migliori prospetti. Studia alla Bocconi, si divide tra Milano e Roma usando il wifi del treno per studiare.